Incontro a Bistagno in ricordo di Guido Testa e nuova opera di Monteverde per la collezione della Gipsoteca

Una nutrita rappresentanza della comunità di Bistagno ha partecipato sabato 12 novembre all’incontro “Quello spirto guerrier ch’entro mi rugge” per ricordare Guido Testa e per rendere omaggio alla sua determinante attività di recupero dei gessi di Monteverde dando avvio alla raccolta che tutti possono ammirare alla Gipsoteca di Bistagno.
La sala multimediale, da oggi intitolata a Guido Testa, era gremita della presenza affettuosa
della moglie Marisa, di parenti, amici, colleghi e autorità, tutte persone che possono vantare di
aver condiviso con Guido momenti o attività indimenticabili. Occhi lucidi e sorrisi hanno
accompagnato la visione della videointervista (2016) di Marco Albarello con le riprese di
Edmondo Perrone, in cui Guido ha raccontato la passione che l’aveva mosso a dedicarsi alle
opere di Giulio Monteverde, salvandole dal sicuro scempio a cui erano destinate, ammassate in
una chiesa sconsacrata di Genova, per darne degna collocazione in Palazzo Leali a Bistagno.
Il Sindaco Roberto Vallegra e l’ex Sindaco Arturo Giovanni Voglino (che ha citato anche Gigi
Moro) hanno invitato i concittadini a ricordare Guido nei momenti allegri che ha condiviso con la
comunità, non solo durante il suo incarico di assessore, ma anche per le tombole con gli amici e
le caramelle sempre in tasca per i bambini, che lo adoravano.
Giandomenico Bocchiotti e Luisella Bormida (Associazione Giulio Monteverde) hanno
condiviso le immagini che li ritraggono con Guido Testa in occasione dell’acquisizione nel tempo
di alcune opere di Giulio Monteverde fondamentali per la Gipsoteca.
Otto Bugnano (Fondazione Matrice) ha voluto sottolineare la lezione che si deve imparare da
Guido Testa, ovvero capire come si devono fare le cose, con evidente richiamo all’evoluzione
della Gipsoteca e al ruolo che ha sul territorio. Non solo un chiaro riferimento quindi a livello
internazionale grazie all’elevato profilo di Monteverde, ma anche per la rete dei musei del gesso
con la quale il Piemonte potrà vantare un ruolo importante nel panorama culturale e artistico
anche grazie alle prossime aperture delle gipsoteche di Monastero Bormida (collezione Rubino) e
Nizza Monferrato (collezione Formica) collegate alla sede di Bistagno dal bando “In luce” della
Compagnia di San Paolo.
Confortato dalla partecipazione della comunità locale e scientifica e dalla presenza di autorità
locali e di Allegra Alacevich della Fondazione Compagnia di San Paolo, Otto Bugnano ha voluto
lanciare anche un messaggio di attenzione per il futuro della Gipsoteca in termini di gestione e
di opportunità. Le domande alle quali ognuno per il suo ruolo dovrebbe dare risposta sono:
Come potenziare il rapporto tra la comunità locali e i musei del proprio territorio? Siamo
d’accordo nell’interpretare i musei quali laboratori utili a sperimentare i processi del “come fare
le cose”? Siamo disposti ad accettare che potenziali errori rappresentino lo stimolo al
miglioramento? Siamo disposti a trovare compromessi che non creino gerarchie tra le diverse
funzioni museali bensì contaminazione per attivare nuovi processi di valorizzazione in grado di
potenziare il rapporto tra i musei e le comunità?
Massimiliano Caldera (Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, Referenza Tutela
Storico Artistica per la provincia di Alessandria) ha fatto un breve introduzione sulla Gipsoteca di
Bistagno, evidenziando l’importanza del museo sul territorio piemontese e della nuova
acquisizione del busto di Fanfulla, in terracotta tra i tanti gessi già presenti in Palazzo Leali.
Caldera ha elogiato in particolare il “percorso del fare” della Gipsoteca. La sezione della didattica
spiega infatti in modo molto chiaro le tecniche della scultura, ed è utile non solo per gli studenti
delle scuole primarie e secondarie, già coinvolti dalla Direttrice Elisa Camera, ma potrebbe essere
anche un’ottima occasione di conoscenza e approfondimento per universitari e post universitari.
Proprio nell’ambito di una delle fondamentali funzioni museali, la ricerca, durante l’incontro di
sabato, si sono sviluppati gli interventi di Gianluca Kannes, Museum Consultant Regione
Piemonte, “Giulio Monteverde tra idealismo e verismo fotografico”; Rossana Vitiello,
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la
provincia di Imperia, “Bozzetti e ritratti in terracotta di Giulio Monteverde”; Caterina Olcese
Spingardi, Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di
Genova e la provincia di Imperia, “La figura di Fanfulla da Lodi e la sua fortuna nell’Ottocento”.
Interventi di approfondimento che hanno preso spunto dal busto di terracotta del guerriero
Fanfulla da Lodi donato dalla Onlus Monteverde alla Gipsoteca di Bistagno.
Gianluca Kannès (Regione Piemonte), proprio in merito al soggetto del busto riporta il
commento apparso sulla rivista Roma Artistica del 1880: “Rappresenta un uomo che sente le
difficoltà del cimento ma che è altresì, sicuro di superarlo e tuttavia nel riguardare il suo volto già
si sta per ridere della barzelletta che seguirà indubbiamente la sua affermazione”. In altre parole
un tema figurativo reso particolarmente difficile dall’obiettivo di contemperare in una
“espressione quasi indescrivibile” – sono sempre parole del notista – il registro comico con
l’illustrazione della fierezza guerriera del personaggio. Quanto alla scelta del personaggio
raffigurato, secondo Kannes, oltre a un collegamento con il giornale “Il Fanfulla”, che era
all’epoca il più diffuso quotidiano romano di informazione (ma più probabilmente con il Fanfulla
della domenica, supplemento settimanale avviato quasi in coincidenza con la data del busto), la
sfida stava nel tenere in equilibrio i tratti perfino da parodia del personaggio con la volontà di non
tradirne la dimensione eroica e l’astuzia ferina dello sguardo.
Rossana Vitiello (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana
di Genova e la provincia di La Spezia) ha evidenziato come i volti realizzati in terracotta siano un
esempio della capacità di Monteverde, nella ritrattistica non ufficiale, di attingere a soluzioni
realiste, mettendo a frutto la sua straordinaria abilità  tecnica nel modellare la fisionomia
dei personaggi. Un aspetto particolarmente interessante della modalità di lavoro di Monteverde
è la realizzazione di bozzetti tridimensionali in terracotta, anziché schizzi o disegni su carta,
molte volte fotografati e inviati ai committenti per approvazione o segnalazione di eventuali
modifiche da effettuare sulle opere commissionate, prima del passaggio al gesso e quindi al
marmo o alla fusione in bronzo. Questi piccoli bozzetti costituiscono un’interessante prova dello
scultore che testimonia come, grazie alla modellazione in tre dimensioni, prenda corpo, talvolta
attraverso diversi passaggi, la composizione dell’opera definitiva, dalla prima idea alla sua
realizzazione finale.
Caterina Olcese Spingardi (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città
metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia) ha inquadrato la figura di Fanfulla da Lodi e
la sua fortuna nell’Ottocento, partendo dall’elaborazione pittorica e dal romanzo storico Ettore
Fieramosca di Massimo d’Azeglio, il cui successo andò oltre le aspettative dell’autore,
divenendo nei decenni successivi fonte e stimolo per pittori e scultori, oltre che per musicisti e
librettisti. Nel campo della scultura, altri artisti si cimentarono con la figura del Fanfulla, tra cui il
leccese Bortone (il suo gesso fu presentato all’Esposizione internazionale di Parigi del 1878)
negli stessi anni di Monteverde. In conclusione, Olcese Spingardi ha citato la filmografia recente,
la letteratura per ragazzi e i fumetti che hanno riscoperto in chiave pop la disfatta di Barletta e il
fascino un po’ bislacco di Fanfulla, compagno d’armi del Fieramosca.
L’incontro è stato organizzato dalla Gipsoteca Giulio Monteverde del Comune di Bistagno in
collaborazione con Fondazione Matrice e Onlus Monteverde e rientra nell’ambito degli
appuntamenti della “Valle Bormida si espone” realizzati con il contributo della Regione
Piemonte.

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