Coldiretti Alessandria: “Birra: da campi a boccale è impennata costi del 200% e manca anche anidride carbonica”

Alessandria – Il successo della birra Made in Italy è minacciato dall’esplosione dei costi che colpisce tutta la filiera con un balzo negli ultimi due anni che va dal +200% dell’energia al +45% per gli imballaggi al +40% per le bottiglie, mentre le lattine hanno segnato +10%, i tappi +22%, i fusti di plastica +23%, mentre i cambiamenti climatici nel 2022 hanno tagliato di 1/3 il raccolto dell’orzo per il malto.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti e del Consorzio di tutela e promozione della birra artigianale italiana. Alle difficoltà di produzione si aggiunge, a causa dei costi dell’energia elettrica, anche la carenza sul mercato di anidride carbonica CO2 ad altissimo grado di purezza utilizzata per l’imbottigliamento. Per questo il progetto presentato per il Pnrr prevede lo sviluppo di una tecnologia che permetterebbe il recupero dell’80% dell’anidride carbonica generata in fase di produzione della birra. Il forte incremento dei costi sta spingendo a riorientare la produzione di alcuni birrifici verso l’uso delle lattine piuttosto che bottiglie di vetro.
“La birra artigianale 100% Made in Italy sta conquistando sempre nuovi spazi, ma l’attenzione deve restare alta perché anche questo settore deve affrontare molte criticità. In questo scenario è necessario sostenere i piccoli produttori con la stabilizzazione del taglio delle accise per non mettere a rischio un’intera filiera di alta qualità del Made in Italy con effetti sulla produzione, i posti di lavoro e sui consumi. Fino ad ora i birrifici artigianali hanno assorbito quasi del tutto l’incremento dei costi che solo una piccolissima parte sta pesando sui prezzi al dettaglio. Ma se i costi non dovessero scendere diverse aziende rischiano di chiudere definitivamente o di dover sospendere la produzione per almeno tentare di ridurre le perdite – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. La costruzione di una filiera 100% Made in Italy per il luppolo, l’orzo e il malto come quella sostenuta da Coldiretti e Consorzio di tutela è quindi strategica per garantire da un lato l’alta qualità delle materie prime da usare e dall’altro le quantità necessarie alla produzione con investimenti in ricerca, macchinari, varietà coltivate creando un rapporto più solido tra i produttori di birra ed i coltivatori di orzo, luppolo e altre materie prime complementari”.
In provincia di Alessandria, su dati Istat, nel 2022 si registra la coltivazione di orzo in aumento rispetto al 2021 dove si è passati da 3.397 a 3.840 ettari per una produzione pari a 230.880 quintali (186.410 nel 2021); per quanto riguarda il luppolo, nel territorio del Nord Ovest, si è passati dai 18 ettari del 2020 ai 13 ettari nel 2021 per una produzione totale di 171 quintali (erano 255 nel 2020).
La valorizzazione della filiera è il punto cruciale che la birra artigianale deve portare avanti in modo sempre più deciso per avere una forte identità sia sul mercato nazionale che come vero made in Italy nel mondo contribuendo allo sviluppo di un comparto che ha bisogno di crescere.
“Se puntiamo solo sulle commodity ci dobbiamo confrontare con livelli dimensionali delle imprese mondiali al confronto delle quali le nostre sono minuscole. Il modello della qualità e distintività che ha reso grande il Made in Italy nel mondo vale anche per la birra che offre grandi opportunità per valorizzare l’intera filiera dal luppolo, malto e orzo al birrificio – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. Nel nome di una globalizzazione spinta si è diffuso negli anni il principio del ‘compro dove costa meno’. E questo non può essere. Bene l’apertura dei mercati ma rispettando la reciprocità, per i prodotti importati devono valere le stesse regole di quelli italiani altrimenti è concorrenza sleale. La vera minaccia per il Made in Italy arriva dalla Commissione europea che sta criminalizzando le bevande alcoliche, birra e vino, senza alcuna valutazione del giusto consumo. E la scelta di Bruxelles di promuovere vino e birra dealcolati rischia di favorire la strada a cibi non naturali mettendo in crisi le etichette blasonate italiane. Da vino e birra senza alcol ai cibi sintetici la strada è breve. E’ questa la battaglia su cui Coldiretti non intende dare tregua”.

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