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Una bellissima passeggiata sentimentale “fra le pagine di Beppe Fenoglio”, al Teatro Balbo di Canelli.

Sono passati una quindicina di giorni da quando ho partecipato ad uno splendido pomeriggio fenogliano al Teatro Balbo di Canelli. Impegni e problemi personali vari mi hanno impedito di parlarne subito, ma credo sia invece importate parlare di un avvenimento culturale molto bello e a mio avviso molto importante. Anche perché il mio amore per questo straordinario scrittore, che è nato esattamente 100 anni fa, ma che di anni purtroppo ne ha vissuti solo una quarantina, dura da sempre, e tutt’ora è ben presente nel mio animo di lettore. Quante volte ho riletto “Una questione privata” o “Primavera di bellezza”, oppure “Un giorno di fuoco”? Non le ho contate, ma parecchie. Eppure ogni volta ci scopro qualcosa di nuovo, qualcosa che mi era sfuggito, qualcosa su cui riflettere.

Ed in effetti così mi è accaduto domenica 16 ottobre, di questo ottobre così anomalo e caldo. Io a dire il vero manco ne conoscevo l’esistenza, a Canelli, del Teatro Balbo, poco visibile a chi non gli capiti proprio davanti. Un cine-teatro moderno, non a palchetti, ma ampio, accogliente, niente male. E c’era un sacco di gente, attenta e molto coinvolta, esattamente come me. Sgombriamo subito il campo da equivoci: NON si è trattato di teatro puro e semplice, piuttosto di un insieme di varie cose, diciamo un patchwork di varie proposte, che hanno costruito parole e immagini intorno e dentro l’opera e la vita di Fenoglio. Ma mi pare doveroso aggiungere che lo spettacolo nasce da un’idea di Mariangela Santi Parone, la Presidente della biblioteca canellese, spentasi nel luglio scorso, che ne ha affidato lo studio e la realizzazione ad Elena Capra e Silvia Rizzola. Ora, io non ho mai conosciuto la signora Mariangela, ma le mie amiche Silvia Perosino e Paola Sperati (entrambe erano presenti all’evento, Paola anche come attrice, ve ne darò conto nel proseguo dell’articolo) me ne hanno parlato come di una persona davvero straordinaria, e credo abbiano proprio ragione!

In una scena nuda, a parte lo schermo di un videoproiettore (che purtroppo ha fatto un po’ di capricci, è stato credo l’unico neo della rappresentazione), cinque lettori ed una voce guida, quella di Elena Capra, che ci ha accompagnato in una stupenda passeggiata sentimentale nei territori della vita e dell’opera di Fenoglio. Ma la giornata letteraria era anche dedicata, proprio a proposito di sentimenti, alla sorellina di Beppe, Marisa, di dieci anni più giovane di lui (ma che ci ha lasciato moltissimi anni dopo, nel 2021) che ha scritto, fra l’altro, un delicato libro famigliare “Casa Fenoglio”, dal quale sono stati letti parecchi estratti. Letti peraltro davvero magnificamente da Rosangela Pescarmona, attrice del Gruppo Teatro Nove, dalla voce straordinariamente profonda ed espressiva. Le letture sono state anche caratterizzate da una notevole originalità, come quando si è parlato de “La favola delle due galline”, che Fenoglio scrisse per la sua piccola Margherita, per la quale ci ha lasciato parole tenerissime e struggenti. E come evitare ogni forma di commozione, dunque?

Commozione che è anche aumentata quando sul palco si è presentata l’attrice Paola Sperati, che ci ha proposto, recitato in prima persona, in costume contadino d’epoca, il racconto tenero e bellissimo dal titolo “La sposa bambina”, uno dei “Racconti del parentado”, da “Un giorno di fuoco”, di Fenoglio. Si tratta della breve vicenda della giovanissima Catinina, 13 anni e neppure ancora sviluppata, che va in sposa ad un diciottenne, commerciante di stracci fra Savona e le Langhe, ma il suo desiderio è continuare con i suoi giochi di bambina. Paola lo ha recitato con la sua voce acuta, timbratissima e duttile, lo ha recitato con le mani, gli occhi, il corpo…perché non è più Paola, mentre recita, no: lei diventa, semplicemente diventa, Catinina. Un momento davvero notevole di teatro. Eravamo tutti appesi per il fiato alla recitazione di questa breve ma intensa pagina, per poi tributare a Paola degli applausi intensi e davvero meritati.

Ma poi un altro momento di teatro, certamente molto meno commovente, ma, stavolta, assai spassoso, ce lo hanno donato Elena Romano e Fabio Fassio, proponendo il duetto finale dal racconto, sempre tratto da “Un giorno di fuoco”, “Ma il mio amore è Paco”, quando lui, che ha perso tutto, ma proprio tutto, al gioco. Allora vorrebbe (ma vorrebbe davvero?) buttarsi nel pozzo ed annegare, ma la moglie lo vede, esce nella corte e gli parla, ed iniziano un duetto da opera buffa…con lui che ammette pure, con la moglie, che avrebbe voluto vincere per portare la sua amante (Gemma) al mare…e allora “Buttati pure!” gli grida lei…ma poi…ma poi mica ti vorrai buttare senza prima aver preso un caffè, no? E allora tutto finisce con una risata…lui che si discosta dal pozzo, appunto ridendo, e va verso la casa. Un Fenoglio meravigliosamente buffo, una recitazione all’altezza, sorrisi ed applausi meritatissimi.

Ma poi il patchwork, peraltro riuscitissimo, ci regalava anche due momenti di danza, con un possibile Fenoglio ballerino (forse più invenzione letteraria, da amante di un qualcosa che non è che facesse proprio, che realtà fenogliana, direi), con un bellissimo “passo a due” di Elena Schneider e Luca Martini, notevolmente trascinanti. E poi il momento i cui si è parlato della macchina da scrivere di Fenoglio, attrezzo fondamentale del ragazzo che è diventato scrittore di fama, orgoglio della mamma di Beppe e di tutta la famiglia, che…si trasforma in un momento di sfrenato balletto con quattro bravissime ragazze allieve del C.S.D. – Centro Studi Danza di Canelli.

E, vabbè, lasciatemi finire con una considerazione personale, magari un po’ peregrina, ma che ci volete fare? Il fatto è che a ripensare, nel finale un po’ triste di un bel pomeriggio letterario, ad un grande scrittore, ma grande davvero, che ha saputo scrivere racconti e romanzi memorabili, dentro e fuori dal mondo della Resistenza, vien da riflettere su quanto ancora avrebbe potuto offrire, a noi, a tutti, di quella grande bellezza letteraria che sapeva profondere con immensa maestria…e, sì, viene anche un filo di commozione, a salutare un amico straordinario che abbiamo purtroppo perduto…ciao Beppe, grazie per tutto quello che ci hai donato.

Pier Carlo Guglielmero:
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