Mellano: “Dal Pnrr 25 milioni per riqualificare il Ferrante Aporti, opportunità per il Piemonte”

Anche l’architettura può rappresentare una “ricetta” per risolvere i problemi del carcere, dal momento che la struttura e l’organizzazione degli spazi è fondamentale ai fini rieducativi e riabilitativi dei detenuti. Queste, in estrema sintesi, le conclusioni del seminario “Architettura vs edilizia – Le sfide del carcere contemporaneo”, che si è svolto questa mattina a Palazzo Lascaris.
Promosso dal Consiglio regionale del Piemonte attraverso l’Ufficio del garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, in collaborazione con la Conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà, l’incontro ha proposto una riflessione sull’ambiente fisico del carcere in termini di qualità architettonica per il benessere dei reclusi e degli operatori anche alla luce delle direttive recentemente elaborate dall’Amministrazione penitenziaria.
“Indagare lo spazio fisico del carcere può apparire un argomento ostico ed eccessivamente specialistico – ha dichiarato il componente dell’Ufficio di Presidenza Gianluca Gavazza portando il saluto dell’Assemblea legislativa piemontese – ma non è così perché strutture rigide, degradate e isolate, non favoriscono la socializzazione, la rieducazione e possono rivelarsi nocive sia per i detenuti sia per il personale che opera e lavora all’interno del carcere”.
Il garante regionale dei detenuti Bruno Mellano ha sottolineato come “la possibilità di rinnovare le carceri sia un’occasione concreta per il Piemonte, dal momento che al Piemonte sono destinati 25,3 milioni di euro del Pnnr per la riqualificazione dell’Istituto minorile Ferrante Aporti: un investimento che potrebbe offrire l’opportunità di realizzare, in ambito penitenziario, un intervento di architettura e non di semplice edilizia”.
La garante comunale dei detenuti di Biella Sonia Caronni, delegata della Conferenza dei garanti territoriali, ha sottolineato la necessità di rifarsi, anche nell’edificazione e nell’organizzazione delle strutture detentive, a quanto impone l’articolo 27 della Costituzione, secondo il quale “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Dopo i saluti di Angela Corporandi D’Auvare Musy, presidente del Fondo Alberto e Angelica Musy che opera per il reinserimento dei detenuti, e Matteo Negrin, direttore della Fondazione Piemonte dal vivo, è stato proiettato il film “Vr Free”, realizzato dal regista iraniano Milad Tangshir all’interno della casa Lorusso e Cutugno con una tecnica che consente di immergersi nella realtà virtuale.
Sono intervenuti, inoltre, l’architetto Cesare Burdese, il direttore del master in Psicologia penitenziaria e profili criminologici e docente all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano Emanuela Saita, il referente scientifico di Tuned Lombardini22 di Milano Davide Ruzzon, direttore del master di Neuroscienze applicate alla progettazione architettonica e docente all’Università Iuav di Venezia, la docente di Composizione architettonica e urbana all’università Federico II di Napoli Marella Santangelo e la docente di Diritto penitenziario all’Università di Torino Giulia Mantovani.

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