Contro il tumore all’endometrio si vince con i nuovi farmaci immunoterapici e l’alleanza tra clinici e pazienti

“Alleati si vince!”. È il messaggio che Elisa Picardo, ginecologa all’ospedale Sant’Anna della Città della salute e della scienza di Torino e presidente ACTO Piemonte – Alleanza contro il Tumore Ovarico, ha portato alle donne colpite da tumore all’endometrio alla prima tappa torinese dell’evento “IMMUNONCOLOGIA AL FEMMINILE FOCUS ON CARCINOMA ENDOMETRIALE PIEMONTE, LIGURIA, VALLE D’AOSTA” organizzato da Motore Sanità con il contributo incondizionato di GSK. Donne come Simona, 44 anni, che ha scoperto nel 2020 di avere un tumore all’endometrio, una patologia a prognosi sfavorevole e con limitate opzioni terapeutiche, per la quale si contano in Italia circa 8.300 nuove diagnosi annue e circa 2mila decessi (da qui al 2050 i cancri dell’endometrio raddoppieranno, un fatto legato al cambiamento della distribuzione anagrafica della popolazione); nell’area metropolitana di Torino, per gli anni 2008-12, la media annua è di circa 330 nuovi casi (sono la quasi totalità dei tumori che interessano il corpo dell’utero), mentre a livello regionale si possono stimare circa 650 nuovi casi annui, un tasso di incidenza di circa 13 casi ogni 100.000 e un tasso di prevalenza di circa 30 casi ogni 100.000 donne (fonte: CPO-Piemonte).
“È stato un colpo forte per la mia famiglia, per mio marito e per le mie due figlie. Questo tumore ha
cambiato la mia vita e quella della mia famiglia” ha raccontato Simona. “Prima di questa diagnosi
non conoscevo l’esistenza del tumore all’endometrio, non avevo neppure familiarità e non mi
ritrovavo nella casistica di rischio e quindi è stata una grossa preoccupazione”. Emorragie
frequenti e periodiche obbligavano Simona ad andare in pronto soccorso e per questo era sotto
controllo costante. “La mia ginecologa aveva sospettato che ci fosse qualche cosa di più di una
peri menopausa e quindi abbiamo approfondito con un primo intervento e successivamente un
secondo. Mi sono sempre sottoposta a test ginecologico, come per esempio il pap test, ma il
tumore dell’endometrio non è diagnosticabile con questo tipo di test. Affidandomi alla mia
ginecologa sono stata indirizzata all’ospedale Sant’Anna di Torino dove mi hanno guidata in questo
percorso di cura, sono stata operata e da circa due mesi ho finito la radioterapia”.
"In campo ginecologico l’immuno-oncologia ha fatto finalmente il suo ingresso e per quanto
riguarda il tumore all’endometrio sta rappresentando la scelta di un trattamento che fino ad oggi
non avevamo per i casi di recidiva – ha spiegato Elisa Picardo –. Non solo nelle pazienti che
esprimono alcuni difetti particolari ma anche in quelle che non li esprimono, l’immunoterapia
riesce a fornire un aumento della sopravvivenza libera da malattia e un aumento della
sopravvivenza in generale importantissima, al quale non dobbiamo rinunciare, a costo anche di
studiare meglio gli effetti collaterali, noi clinici insieme ai pazienti, per migliorare la risposta, quindi
la compliance alla terapia. Mi sento di dire alle donne che alleati si vince, perché solo l’alleanza fra
medici, pazienti, caregiver e la famiglia può fare la differenza per sconfiggere il cancro”.
“Come Regione Piemonte abbiamo voluto in maniera decisiva che ci fosse un solo PDTA per il
cancro dell’endometrio, condiviso con tutti gli specialisti della nostra regione, quindi abbiamo
definito il percorso e anche degli indicatori di qualità al fine di capire se le indicazioni del percorso
vengono seguite, in quale percentuale vengono perfettamente seguite e in quale non vengono
seguite cercando di capire le motivazioni – ha spiegato Mario Airoldi, Direttore SC Oncologia
Medica 2 AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e Coordinatore Area ospedaliera Rete
Oncologia Piemonte -. In campo diagnostico ci stiamo impegnando per unificare su tutto il
territorio regionale i test che riteniamo fondamentali per la gestione della patologia
dell’endometrio togliendo i test aggiuntivi sperimentali che devono avere un altro tipo di percorso.
In questo ambito il percorso del Molecolar tumor board è dedicato proprio ai test che stanno al di
fuori della routine clinica e possono essere di utile approfondimento in patologie complesse come
queste. Questo tumore si è avvalso di nuove terapie, soprattutto dell’immunoterapia e delle
terapie target, che sicuramente vanno incontro a delle esigenze cliniche importanti in pazienti
molto complesse, per questo è bene definire i centri che possono gestire al meglio questa patologia
condensando il più possibile le competenze e le expertises al fine di offrire il meglio della gestione
di questa patologia alle pazienti della nostra regione”.
Giorgio Valabrega, Professore associato del Dipartimento di oncologia dell’Università degli Studi di
Torino e Dirigente medico S.C.D.U. Oncologia AO Ordine Mauriziano Torino ha portato
l’esperienza di questo istituto che crede moltissimo nella multidisciplinarietà. “Tutte le pazienti
che vi accedono vengono seguite in maniera multidisciplinare attraverso tutti gli specialisti che
sono coinvolti nella fase diagnostica e terapeutica. Le pazienti, una volta prese in carico, vengono
discusse collegialmente e trattate secondo gli standard più rilevanti e, ove possibile, anche
nell’ambito di sperimentazioni cliniche. Uno dei principali punti di forza del Mauriziano è proprio il
fatto che siamo parte di gruppi cooperativi nazionali e internazionali che promuovono la ricerca
clinica. Sicuramente l’immunoterapia, per quanto riguarda le novità, rappresenta la più rilevante e
possiamo finalmente prescrivere alle nostre pazienti farmaci immunoterapici che sono altamente
efficaci sia nelle pazienti che hanno una particolare alterazione genetica (deficit del MMRd) sia in
pazienti che non ce l’hanno in cui l’immunoterapia viene associata ad altri farmaci che ne
potenziano l’attività. Tutti questi trattamenti sono disponibili presso il nostro istituto e riteniamo
che debbano coinvolgere tutte le pazienti”. E sul ruolo della rete e della formazione, il Professor
Valabrega ha aggiunto: “E’ di fondamentale importanza il confronto fra centri di riferimento e i
centri periferici per poter fare i trattamenti nel modo giusto. La formazione è di fondamentale
importanza e sapere le cose è il primo passo per potere poi farle in maniera corretta, quindi è
importantissimo che chi è in grado di fare formazione la faccia ed è un dovere che ha nei confronti
dei colleghi”.
“Abbiamo finalmente a disposizione un farmaco immunoterapeutico anti PD-1 anche per il
carcinoma endometriale avanzato o ricorrente in seguito a chemioterapia – ha spiegato Maria
Scatolini, Head, Molecular Oncology Lab – Fondazione Edo ed Elvo Tempia -. Per il suo impiego è
necessario identificare nel tumore un’elevata instabilità dei microsatelliti (MSI-H) o un’alterata
espressione delle proteine del mismatch repair system (MMRd), nonostante questi due test non
siano completamente sovrapponibili come selezione dei pazienti. Alla luce della nuova
classificazione molecolare dei carcinomi dell’endometrio in 4 classi prognostiche differenti (POLE,
MSI-H, MSS, p53), è ormai chiaro come non si possa fare a meno di una caratterizzazione
molecolare a scopo prognostico e predittivo di risposta alle terapie. In questo contesto diventa
fondamentale l’identificazione di laboratori che siano in grado di offrire l’analisi di tutti i marcatori molecolari al momento richiesti per il carcinoma endometriale, al fine di offrire la miglior opzione terapeutica a ciascuna paziente”.
“Ma il nostro sistema, compreso quello ligure, non è perfettamente preparato all’implementazione
di tutta una serie di test diagnostici – ha concluso Paolo Pronzato, Direttore Oncologia Medica
IRCCS San Martino di Genova, Coordinatore DIAR Oncoematologia di Regione Liguria, dove c’è
invece un sistema di somministrazione ed erogazione delle nuove terapie molto solida -. Credo che
questi test debbano essere gestiti da strutture che garantiscono qualità e tempestività della
risposta”.

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