Dalla telemedicina alla medicina digitale

Di fronte al cambiamento che il Servizio Sanitario Nazionale si appresta a vivere nei prossimi mesi di post pandemia e di potenziale ottimizzazione degli strumenti dovuti al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, è necessario fornire indicazioni chiare a pazienti e operatori anche riguardo agli strumenti di medicina digitale nel rispetto delle norme sulla riservatezza del dato e in accordo con lo sviluppo del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE). È pertanto doveroso utilizzare i mezzi telematici più moderni che consentano l’introduzione, a tutti i livelli, della TeleMedicina/Medicina Digitale che va intesa non come sostitutiva delle attività e responsabilità proprie del reumatologo, ma come supporto alla sua professionalità e che garantisca un percorso di cura sicuro ed efficiente, ottimizzando l’impiego delle risorse e rafforzando la collaborazione tra i diversi operatori sanitari e centri prescrittori. Si è parlato di questo, e di molto altro, nel corso del webinar “ STATO DELL’ARTE DELLA TELEMEDICINA – IL CASO DELLA REUMATOLOGIA ” promosso da Motore Sanità e con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb.
Così Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie
Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS): “Il PNRR in ambito sanitario è dedicato
prevalentemente alla realizzazione di nuove strutture sanitarie (case della comunità, ospedali di
comunità, centrali operative territoriali) per la complessiva riorganizzazione del sistema socio-
sanitario territoriale. Il collante operativo che permette alle strutture sanitarie di collaborare è
la telemedicina. Affinché questa evoluzione possa realizzarsi, sono necessarie delle premesse
fondamentali: ammodernamento delle modalità di utilizzo dei dati provenienti dai pazienti,
interoperabilità dei sistemi di telemedicina, aggiornamento periodico delle norme in ambito di
sanità digitale, definizioni delle prestazioni eseguibili in telemedicina e delle relative responsabilità
professionali, strategie formative aggiornate per i professionisti, nuove modalità di coinvolgimento
dei pazienti nello svolgimento delle attività assistenziali, specialmente per quelle che saranno
domiciliari. Il PNRR conferisce alla telemedicina in Italia le risorse per innescare dei processi di
modifica della sanità, ma a tali inneschi devono seguire dei programmi strutturati di innovazione
digitale nell’ordinaria gestione delle aziende sanitarie e ospedaliere, insieme all’inserimento di
prestazioni in telemedicina nei Livelli Essenziali di Assistenza. Chiaramente, ancora prima di tutto
questo, dobbiamo superare la logica della telemedicina come mera modalità di erogazione di
prestazioni e imboccare con determinazione la via della medicina digitale”.
Roberto Gerli, Presidente SIR (Società Italiana di Reumatologia), ha ricordato che: “Lo scoppio
della pandemia agli inizi del 2020 e la chiusura di molte attività cliniche ha reso evidenti le carenze
del nostro Servizio Sanitario Nazionale, incluse le già programmate, e mai attuate, attività di
telemedicina che avrebbero rappresentato una modalità assistenziale in grado di consentire una
valutazione del paziente alternativa alla visita in presenza. La Reumatologia è stata tra le discipline maggiormente colpite dalle conseguenze pandemiche e quindi la Società italiana di Reumatologia, prima tra le altre società scientifiche, si è resa protagonista di un’iniziativa attraverso la quale ha messo a disposizione gratuitamente per tutti i soci una piattaforma digitale per la valutazione del paziente reumatologico per cercare di superare gli effetti negativi della chiusura delle attività in presenza. La telemedicina rappresenta indubbiamente uno strumento che, al di là delle urgenti problematiche poste dalla pandemia, potrà costituire una valida implementazione all’assistenza sanitaria. Non a caso nel PNRR la medicina digitale, intesa come televisita, telemonitoraggio, teleconsulto e via dicendo, è stata posta al centro della futura programmazione sanitaria. Tuttavia, è importante ricordare che essa dovrà necessariamente essere strutturata con un sistema a rete che dovrà prevedere la creazione di un’interazione tra le diverse piattaforme”.
Un altro aspetto importante è la multicanalità, all’interno della quale un ruolo importante è
occupato dalla telemedicina nelle sue varie forme, ma soprattutto attraverso il
telemonitoraggio, come ha spiegato Oscar Massimiliano Epis, Direttore Dipartimento Medico
Polispecialistico Direttore S.C. Reumatologia ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda:
“I pazienti, per esempio quelli affetti da artrite, necessitano di controlli frequenti (secondo la
strategia del tight control); purtroppo queste visite sono spesso difficili da effettuare nei nostri
ambulatori, a causa delle numerose richieste e dell’esiguo numero di reumatologi presenti sul
territorio. Il telemonitoraggio, attraverso l’inserimento da parte del paziente dei Patient Reported
Outcomes (PROs), è uno strumento utile che permette di seguire in tight control il paziente. Il
telemonitoraggio dovrebbe pertanto entrare nella pratica clinica quotidiana per la valutazione dei
pazienti affetti da artrite”.
Un vantaggio, quello del monitoraggio nel tempo di un paziente stabile con la telemedicina,
evidenziato anche da Serena Guiducci, Direttore Reumatologia AOU Careggi, Firenze: “Così si
evitano tutti i problemi del pendolarismo con l’ospedale”, ha detto Guiducci. “Il Careggi, per
esempio, sta lavorando sulla fisioterapia, per permettere appunto ai pazienti stabili di non
recarsi troppo spesso in ospedale”.
Sul piano pratico, però, persistono ancora grosse difficoltà, come ha sottolineato Giovanni
Italiano, Reumatologo Azienda Ospedaliera Sant’Anna e Sebastiano, Caserta: “C’è grande volontà
di seguire i pazienti da remoto da parte nostra, ma abbiamo grosse difficoltà. Tuttavia non ci
arrendiamo, perché il Covid ci ha insegnato molto e su quella scia dobbiamo porre i nostri
sforzi”.

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