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Fabbio: ricordo di Pasquale Cinefra

Ho conosciuto Pasquale Cinefra, detto CIF, negli anni Settanta. Militava nella Democrazia Cristiana, voce autorevole ed ascoltata dai dirigenti più maturi e tenuta in considerazione dai più giovani, con i quali Pasquale si fermava spesso a parlare, a raccontare, a narrare storie della nostra libertà. Quando ricordava di essere giunto alla Benedicta, poche ore dopo l’eccidio, gli luccicavano gli occhi e quell’immagine del ruscello rosso del sangue dei giovani partigiani uccisi riempiva le immaginazioni di ognuno di noi. Nella DC era refrattario alle correnti, non si schierava e, di volta in volta, nei congressi anche più combattuti e divisivi preferiva orientare il suo consenso alle persone portatrici di un dettato politico di livello. Nelle ACLI, nonostante le decisioni con il MCL e la scelta pluralistica dell’Associazione, rimaneva ancorato ai valori dei cristiano-democratici. Con i quartieri negli Anni Ottanta aggiunse un ulteriore nuovo tassello al suo impegno, eletto al Centro in Alessandria, e alla sua instancabile idea di superamento delle barriere. In una stagione ove i partiti imperavano, scelse la lezione della democrazia della partecipazione con Pier Giuseppe Alvigini e aiutò a preparare il superamento della semplice democrazia rappresentativa verso dimensioni più moderne e aderenti all’accesso in politica nei livelli territoriali più minuti.
All’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea ci si alternava nell’incarico di amministratori, interpretando la sensibilità dei cattolici democratici in modo da arricchire la proposta dell’istituzione e quando la Guerra di Liberazione divenne materia di valutazione storica anche innovativa, Cinefra non fu mai retorico difensore della vulgata, ma attento censore, casomai, delle devianze interpretative di momenti che aveva vissuto personalmente, ma che non voleva essere influenzati da una lettura di parte. Era, come giovane partigiano, l’emblema dell’afflato vasto sul quale la Resistenza aveva fondato il suo percorso di impegno, scelta, coraggio, sacrificio. Nel suo complesso questo è il suo lascito.

Paolo Baratto:
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