LUPO in Montagna: Lettera aperta Uncem

Preg.mo Mauro,
la lettera che lei ha trasmesso nei giorni scorsi a Uncem, ma soprattutto al Presidente della Repubblica, al Presidente della Regione Piemonte, all’Assessore regionale all’Agricoltura, al Prefetto, racchiude tutte le difficoltà degli Allevatori – come lei e i suoi Colleghi – che scelgono di restare in montagna e viverla. Sono sempre meno, tra mille difficoltà che quest’anno sono cresciute: dall’aumento del costo del foraggio, alla presenza dei cinghiali che distruggono prato-pascoli, dall’aumento delle superfici a bosco d’invasione alla presenza di lupi, in costante crescita. E proprio sui lupi e sulle molteplici recenti predazioni, sul suo territorio e altrove, lei si concentra nella lettera. Una problematica che Uncem conosce bene e sulla quale lavora da tempo con le Istituzioni, Comuni, Unioni montane, Comunità montane, Regioni.
Abbiamo chiesto in molte occasioni e ancora recentemente al Ministero dell’Ambiente, della Transizione Ecologica, di concertare e definire al più presto il “Piano lupo nazionale”. Abbiamo più volte ribadito che va scritto e attuato d’intesa con gli altri Paesi europei alpini, Francia, Austria, Germania, Slovenia. Dobbiamo scriverlo insieme nel quadro delle Politiche europee su biodiversità e agricoltura. Quello che fanno altri Paesi alpini per contenere le predazioni, sia attuato anche in Italia, sulle Alpi, in forma sinergica. I piani di abbattimento, se si fanno altrove, vanno condivisi tra Paesi, Italia compresa. Il “Piano lupo” è da troppo tempo fermo al MITE, stretto tra polarizzazioni e anche condizionato da chi ancora vorrebbe, in perfetto anacronismo, chi vive sui territori montani “giardiniere della montagna”. Crediamo invece, come Uncem, in uno sviluppo armonico che veda le imprese agricole e tutta la manifattura o il turismo, stare nella transizione energetica e affrontare la crisi ecologica con soluzioni green che non lascino indietro alcuno, che siano per le comunità.
Serve una chiara determinazione e una volontà di stare dalla parte degli allevatori, delle imprese agricole, degli imprenditori, giovani e meno giovani. Di certo, le nuove generazioni che lavorano sul territorio allevando capre, pecore, vacche e portando greggi e mandrie al pascolo, sono molte e vanno sostenute. Ma le Istituzioni devono farlo con concretezza. Va fatto subito, azionandoci insieme – parlo di Sindaci e Amministratori pubblici – sulla nuova PAC. Che deve premiare chi veramente sta nei territori montani tutto l’anno e garantisce, con il suo operato e le sue imprese, dei “servizi ecosistemici-ambientali”. Abbiamo più volte detto che vanno arginate – togliendo contributi e anche rivedendo il sistema dei titoli – le grandi imprese delle pianure che portano poche settimane l’anno i loro capi nelle zone alte alpine e appenniniche. Spesso possono fare “offerte” sull’affitto di pascoli pubblici o anche privati di gran lunga superiori a quello che possono offrire imprese locali. Cosi si generano sperequazioni e si mettono in crisi le imprese del territorio. Questo, sommato a tutte le altre problematiche, le porta in sofferenza e anche a chiudere. Premiamo invece le imprese agricole tutto l’anno in montagna, rivedendo anche il sistema dell'”indennità compensativa”. La PAC per i territori montani deve essere diversa dal passato. E così il PSR che è finito per agevolare – anche su insediamento e miglioramento – partite iva già esistenti e la successione generazionale. Non hanno molto spesso favorito, i bandi, le nuove imprese di nuovi imprenditori formati e usciti da scuole efficaci che vanno fatte crescere. Penso all’Istituto Lattiero Caseario di Moretta, al Formont, all’Institut Agricole di Aosta, a San Michele all’Adige-Fondazione Mach, a tutti gli Istituti superiori Agrari e a tanti altri centri di formazione per allevatori, margari, imprenditori agricoli. PSR e Fesr li devono sostenere, potenziandoli. Diamogli forza, strumenti, risorse.
Ancora, sul lupo, come Uncem vogliamo essere chiari: Uncem sta dalla parte degli allevatori. Delle imprese, degli imprenditori come lei.
Lo abbiamo detto più volte anche riferendoci ai cinghiali: gli agricoltori e gli allevatori sono vittime di un’invasione che va contenuta con un piano chiaro e forte di abbattimento degli ungulati. Chi dice il contrario, vada a parlarne con qualche imprenditore agricolo in zone rurali e alpine italiane. Poi torna a dirci cosa ne pensa. Se ha soluzioni migliori, vi sono diversi territori pronti, candidati, a sperimentarle. Ma non si perda più tempo.
Sul lupo, occorrono strategie di contenimento efficaci e durature. Sono tanti, in aumento, forse troppi. I programmi di mappatura avviati sulle Alpi non sempre hanno riconosciuto che i lupi mangiano anche pecore, capre, sbranano vacche e quel che trovano. Se il cane non è adeguato, fa una brutta fine. Per questo occorre investire risorse del PSR anche sui cani, e che siano quelli giusti e non quelli timidi. Uncem sta dalla parte degli allevatori e degli imprenditori agricoli, da sempre. Senza dubbi. I Ministeri competenti per materia – Politiche agricole e Ambiente – lavorino per proteggere un’agricoltura di montagna che non può vedere operatori e allevatori soli, in alpeggio o vicino alla stalla, perché non hanno soldi per pagare collaboratori. E manco possiamo avere personale preso per caso, anche da qualche Paese extraeuropeo, e mandato lì in alpeggio allo sbaraglio. È già successo. Senza demagogia abbiamo detto che non va bene, pur ribadendo che negli ultimi anni, solo l’immigrazione e la presenza di stranieri ha salvato intere filiere produttive agricole, zootecniche e della trasformazione lattiero-casearia in tante parti d’Italia, in tante stalle, più o meno alte. Questo processo va guidato con serietà, lungimiranza, formazione, senza ideologia e faciloneria interpretativa.
Stiamo con gli allevatori e non possiamo moralmente accettare che un allevatore, come lei, sia solo, in alpeggio, con il suo cane pure lui solo, a urlare contro lupe e piccoli che arrivano addosso al suo gregge. Sta succedendo troppo spesso, nell’Ossola come nelle Valli Cuneesi e nelle Valli di Lanzo (penso al suo collega Sergio Rossatto, nelle Valli di Lanzo). I lupi vanno contenuti con soluzioni efficaci a vantaggio degli allevatori e della biodiversità che le imprese agricole e zooteniche custodiscono nei loro allevamenti nei Comuni montani, sui versanti, in quota.
Con viva cordialità,
Marco Bussone
Presidente nazionale Uncem
Unione nazionale Comuni Comunità Enti montani

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