Ciao Vittorio, ora e per sempre senza orario, senza bandiera.

Se ne vanno in tanti, in troppi, di amici che abbiamo conosciuto attraverso i loro pensieri e le loro opere, ma che erano amici, maestri, compagni di viaggio. Pochi giorni fa Eugenio Scalfari, pochissimi giorni fa Vittorio De Scalzi. Una delle grandi voci, ma più in generale, personalità, della grande stagione della musica progressive italiana degli anni ’60 e ’70.

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E se è vero, come scrisse il grande Poeta Leonardo Sinisgalli, che “scrivemmo da ragazzi i versi più belli”, ebbene, allora è vero che nel giro di due anni, del 1968 al 1971, quei ragazzi là che si chiamavano New Trolls, scrissero e cantarono e incisero due dei più grandi capolavori della canzone d’autore e del Prog-Rock italiano. E per tutti coloro che, come me, amarono e tutt’ora amano quei due dischi, i New Trolls quelli sono e quelli saranno, a prescindere dai tanti e meritatissimi successi più pop che li hanno fatti conoscere al grande pubblico.

I dischi di cui vorrei parlarvi per ricordare Vittorio De Scalzi sono due, uno decisamente d’autore, l’altro decisamente d’avanguardia: il primo è “Senza Orario Senza Bandiera” del 1968, il secondo “Concerto grosso per i New Trolls”, del 1971.

Senza orario e senza bandiera” già come idea originaria ci fa capire quanto fosse feconda e fantasiosa la scena musicale dell’epoca. Perché qui c’è la collaborazione fra un poeta decisamente naif, che scrisse versi liberi molto coinvolgenti e potenti, Riccardo Mannerini, nato a Genova nel 1927, ed un altro grande poeta che è stato uno dei più grandi cantautori del ‘900, Fabrizio De André. Faber prende alcune poesie di Riccardo, le mette nella giusta metrica e le rimodula per il formato-canzone, e scrive di suo “Susy Forrester” e “Padre O’ Brien” con Rosario Leva. E poi ci sono i compositori delle musiche, che sono, appunto, Nico Di Palo e Vittorio De Scalzi dei New Trolls, ma anche il grande Gian Piero Reverberi per gli arrangiamenti, che è l’autore dei brevi intermezzi strumentali che collegano le canzoni ed è anche il produttore del disco insieme a De André. Ne viene fuori uno straordinario capolavoro, poco commerciale, ma immensamente impregnato di meravigliosa poesia e di grandissima musica.

Il brano forse più intenso del disco rimane, a mio avviso, “Signore, io sono Irish”, dove un ragazzo canta la sua disperata richiesta, rivolta direttamente a Dio, per avere…una bicicletta. Naturalmente, per convincere Dio, la chiede per andare in chiesa la domenica, ma dal testo si capisce bene che in realtà la userebbe anche per andare a trovare la sua ragazza…vi invito a leggere una parte del testo, stupendo, con consiglio di provare l’ascolto del brano, perchè potrete sentire davvero tutta la straordinaria e travolgente intensità del canto di Vittorio De Scalzi, in una performance davvero indimenticabile. Lo potrete trovare sull’onnipotente YouTube a questo indirizzo:  https://www.youtube.com/watch?v=D3ZuZaKlF00

Signore, io sono Irish, quello che non ha la bicicletta

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Tu lo sai che lavoro e alla sera, le mie reni non cantano

Tu mi hai dato il profumo dei fiori, le farfalle, i colori

E le labbra di Ester create da te,  quei suoi occhi incredibili solo per me…

Ma c’è una cosa, mio Signore, che non va

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Io che lavoro dai Lancaster a trenta miglia dalla città

Io nel tuo giorno sono stanco, sono stanco come non mai

E trenta miglia più trenta miglia sono tante a piedi, lo sai

E Irish, tu lo ricordi, Signore, Non ha la bicicletta.

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Bene, non era certo facile superare in qualche modo un disco così straordinario. Ma l’inesauribile creatività musicale di quegli anni poteva compiere miracoli. Così è accaduto che un grande compositore, conosciuto per le sue memorabili colonne sonore, Luis Bacalov (avete presente quella de “Il Postino”, ultimo film del grande Troisi?), venisse alla mente di comporre un Concerto Grosso, alla maniera della musica barocca, affidando però la parte solista non ad un gruppo di strumenti dell’orchestra tradizionale, ma ad una rock band, i New Trolls, appunto, che suonano e cantano assieme all’orchestra diretta dall’autore. Il Lato A dell’LP ospita appunto questa composizione, divisa in quattro movimenti, i cui primi tre costituiscono il concerto vero e proprio, secondo la tipica tripartizione del concerto barocco: Allegro, Adagio e Cadenza – Andante con moto, mentre il quarto e ultimo capitolo della suite, Shadows, è un omaggio ad uno dei più grandi chitarristi del Rock, Jimi Hendrix, scomparso l’anno prima Il brano culmina infatti in un lungo assolo di chitarra elettrica di Nico Di Palo, eseguito appunto nello stile di Hendrix.

Ma in questo disco sorprendente le sorprese non finiscono qui, perché il lato B dell’album è completamente occupato da venti minuti continui di musica praticamente improvvisata, incisi dai New Trolls in presa diretta e senza orchestra, intitolata Nella sala vuota. Eh sì, erano tempi coraggiosi, diversissimi dal modo quasi esclusivamente commerciale di vivere la musica oggi.

Anche il Concerto Grosso per i New Trolls potrete ascoltarlo online su YouTube, questo è l’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=qN3BPwV7xWs.

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Ma non dimenticate che l’ascolto su quella piattaforma è di bassa qualità. Per cui il mio consiglio è quello di trovare magari un amico o conoscente con la versione CD oppure LP e ascoltarla su un quanto meno discreto impianto Hi-Fi. Vi garantisco che sentirete, eccome, la differenza.

E lasciatemi terminare questo articolo dove ho cercato di lasciare fuori la tristezza e ogni retorica per Vittorio De Scalzi che se n’è andato, con due parole invece di dolente commiato, riprendendo d’accapo con un teso di Riccardo Mannerini:

Ora noi cantiamo. Cantiamo per tutti:

cantiamo, cantiamo ancora di mare, di coralli e di vetrini colorati

di grandi, immense idee…

Cantiamo per gli scaffali di roccia che non vedranno più il tuo corpo,

il tuo entusiasmo.

 Ciao Vittorio, ora e per sempre senza orario, senza bandiera.

 

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