Casa delle donne: dalla Regione Piemonte un invito al Comune di Alessandria a contribuire a porre termine all’illegalità

Il segno è stato passato. E non da oggi, purtroppo. L’argomento: la querelle sull’occupazione abusiva dell’Ipab di Alessandria, l’ex asilo Monserrato, da parte dell’associazione «Casa delle Donne» (non riconosciuta) gestita dal network «Non una di meno».
Ad indispettire l’assessore regionale alla Famiglia – che ha seguito fin dal principio questo caso – è stata l’ennesima ricostruzione non corretta e fuorviante da parte di alcuni media locali che rende necessario un doveroso chiarimento: «Sono onestamente esterrefatta – spiega l’esponente della giunta – da quanto appreso dai media. E’ da evidenziare innanzitutto, come già fatto più volte, che la Regione non è assolutamente proprietaria dell’Ipab ma ha, su indicazione del Comune di Alessandria, nominato, attraverso una Dgr, il Commissario liquidatore nella persona dell’Avv.Paola Rizzo. La legge inoltre, va precisato, prevede che un’Ipab per poter essere estinta debba essere sgombra da cose e persone».

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Nel caso di Alessandria infatti il commissario ha preso atto che da tempo non vi era più attività e che, quindi, l’unica strada era la liquidazione. «Ciò che mi lascia basita ulteriormente – prosegue l’assessore – è che questa vicenda ci fa capire che la sinistra sta lavorando da tempo per sovvertire tutti i valori, orientando la propria azione non al rispetto dello Stato, delle sue leggi e della tanto sbandierata Costituzione, ma unicamente ad uso e consumo di una visione politica non più basata sul buon senso ma su paradossi e falsità».

Ne è conferma indiretta l’atteggiamento delle occupanti della «Casa delle Donne» che quando hanno compreso che le istituzioni stavano per fare il proprio dovere, hanno allestito un presidio durato oltre due mesi per evitare lo sgombero ed attendere l’esito delle elezioni comunali, posto che tra le promesse dell’attuale sindaco c’era proprio l’impegno a non sgomberare i suddetti locali accordando alle occupanti la possibilità di restare, nonostante in questi anni si siano distinte in azioni non certo pregevoli, come la vergognosa deturpazione della statua di San Giovanni Bosco».

A confermare le parole dell’assessore sono proprio le esponenti della «Casa delle donne» che sulla propria pagina Facebook spiegano, testuale, che «A inizio luglio poco dopo l’insediamento del nuovo sindaco della nostra città, abbiamo sciolto il presidio con cui per due lunghi mesi abbiamo impedito l’esecuzione dello sgombero della Casa delle Donne. L’abbiamo fatto in ragione delle promesse e delle prese di posizione assunte in campagna elettorale da Giorgio Abonante. Nella mattinata di lunedì 18 luglio abbiamo incontrato il Sindaco Giorgio Abonante e l’Assessore alle politiche sociali Giorgio Laguzzi per iniziare a discutere del futuro della Casa delle Donne. Durante l’incontro abbiamo ricevuto rassicurazioni rispetto al rischio che il procedimento di sgombero, che continua a pendere sulla testa della Casa, sia al momento scongiurato. Sappiamo bene che la proprietà della struttura non fa capo al Comune, ma sappiamo con altrettanta certezza che una presa di posizione netta da parte dell’Amministrazione Comunale può invertire la rotta ed evitare l’intervento della Forza Pubblica. Sindaco ed assessore si sono detti disponibili …. abbiamo avanzato una prima esplicita richiesta: rivogliamo l’acqua!».
Già l’acqua dell’Amag, pagata da tutti i cittadini. Alla quale queste persone si erano allacciate senza averne titolo e che il commissario Rizzo, applicando la legge, e, facendo il proprio dovere, aveva fatto scollegare.

«Quello che qui viene clamorosamente ignorato dal sindaco e dall’assessore comunale, che auspico smentiscano immediatamente queste esternazioni – prosegue l’assessore alla Famiglia – è che lo sgombero è necessario e doveroso, a prescindere da qualsiasi posizione politico/ideologica, ai fini della dichiarazione di estinzione dell’Ipab da parte della Regione ed affinché il bene passi in capo al Comune. Altrimenti, se davvero la situazione è quella rappresentata, la sinistra che governa Alessandria andrebbe consapevolmente a sostenere e valorizzare azioni gravissime, illegali, quasi da far west».

«Ma ci rendiamo conto? Se così fosse davvero – conclude l’esponente della giunta regionale – allora d’ora in poi, chiunque potrà impunemente occupare stabili pubblici, allacciarsi abusivamente alle utenze, imbrattare statue e nonostante ciò andare con sfacciataggine ancora a trattare ed esigere interventi a proprio favore dalle istituzioni, significa che la sinistra considera saltato il patto sociale, non rispetta le leggi, e sceglie deliberatamente di sostenere l’illegalità dilagante. Ci sono decine e decine di associazioni in Piemonte, che operano nello stesso settore contrastando quotidianamente e con determinazione la violenza sulle donne, occupando sedi legittimamente, affrontando l’iter di accreditamento e di regolare iscrizione nei pubblici registri! L’attuale amministrazione di sinistra di Alessandria chiarisca definitivamente da che parte vuole stare se dalla parte della legalità o della totale anarchia!».

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