C’era una volta l’Egitto: il faraone fanciullo Tutankhamon – Seconda parte
Come faraone da vivo non ha molto da dirci, ma da morto ci ha fornito un’ingente quantità di reperti che ci illustrano parecchie cose sugli usi e costumi di quell’epoca. La sua tomba scoperta quasi intatta da Carter ne ha fatto il faraone per eccellenza grazie ai tesori in essa contenuti. E’ stata sicuramente la scoperta del secolo che ha catturato l’attenzione del mondo intero ma anche alimentato l’immaginazione dei tanti appassionati di storia egizia e non solo. Sono stati scritti montagne di libri ed ancora oggi questo piccolo faraone cattura l’attenzione di tutti. Ma la scoperta della sua tomba non ci ha solo fornito un gran numero di informazioni, oltre a porci diversi interrogativi ha anche fatto in modo che attorno ad essa si creassero numerose leggende più o meno vere. Il più delle volte vere e proprie speculazioni per vendere un libro o esaltare un documentario ingenerando confusione e diffondendo false notizie alle quali la gente crede. Una di queste, che è forse la più conosciuta e diffusa è quella della “maledizione del faraone”. Tutto ebbe inizio la sera stessa dell’apertura della tomba quando Carter, rientrato a casa, scoprì che un cobra si era mangiato il suo canarino dorato che si era portato appresso dall’Inghilterra. Il cobra nella religione egizia rappresenta il dio che doveva difendere la tomba appena profanata. Immaginatevi cosa non successe appena la notizia si diffuse, a diffonderla ci pensò la scrittrice, Mari Corelli, che, sentita la notizia della morte del canarino di Carter, mise in guardia sulla possibile maledizione del faraone. Ma per capire bene occorre sapere che Carter e lord Carnarvon avevano concesso l’esclusiva della diffusione delle notizie riguardanti le operazioni che si sarebbero svolte all’interno della tomba di Tutankhamon al Times e questo aveva irritato non poco tutti gli altri giornali ma in modo particolare l’egittologo e giornalista Arthur Weigall, corrispondente da Luxor del Daily Mail. Cogliere al volo una simile notizia e costruirci sopra un significato simbolico e nefasto fu per lui una manna. Non è certo che il fatto del canarino sia realmente accaduto ma diffuso da uno studioso del calibro di Weigall diede credibilità alle tesi di eventi sovrannaturali. Ma il tutto non era finito lì, tre mesi dopo la scoperta della tomba lord Carnarvon venne punto da una zanzara sulla guancia sinistra. Forse li per li non ci fece caso ma la puntura gli causò un’infezione che si trasformò in setticemia ed il lord, che già da anni si trovava in precarie condizioni di salute, il 5 aprile 1923 muore. Apriti o cielo, Weigall e altri giornalisti, esclusi come lui dalla diffusione delle notizie, non aspettavano altro, ci si mise pure lo scrittore Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, sostenitore dello spiritismo, il quale scrisse che la morte del lord era causa della maledizione del faraone. Se ne scrissero di tutti i colori, Sui giornali comparve una notizia secondo la quale all’interno della tomba si trovava una scritta che Carter avrebbe ignorato, la scritta diceva: << La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del Faraone >>. Non era vero, lo testimoniano le foto fatte da Harry Burton, ma la diffusione di una notizia del genere riscosse un’eco mondiale innescando così una violenta campagna denigratoria nei confronti della scoperta. Vennero riportati fatti sempre più incredibili che richiamavano la maledizione del faraone, pare che anche il cane del conte morì in Inghilterra nello stesso momento del suo padrone, (le versioni riportate dai parenti sono dubbie anche in presenza di incongruenze enormi). Si parlò di frequenti ed inspiegabili blackout al Cairo (cosa del tutto normale per l’epoca); altri asserirono che era comparsa una macchia scura sulla guancia della mummia di Tutankhamon nello stesso posto in cui era stato punto Carnarvon, (non esiste nessuna macchia). La cosa prese una brutta piega in quanto si diffuse la notizia che tutti i partecipanti alla scoperta, in quanto colpiti dalla maledizione del faraone, sarebbero morti entro breve. Nulla di più falso in quanto i membri della spedizione morirono anni dopo la scoperta della tomba e per ragioni più che plausibili: Arthur Cruttenden Mace morì sei anni dopo, Arthur R. Callender, quattordici, Haward Carter, diciassette, Harry Burton, diciotto, Alfred Lucas, ventitre, Percy Newberry, ventisette, la figlia di lord Carnarvon, anch’essa presente morì nel 1980, ben cinquantotto anni dopo e il medico D.E. Derry, che eseguì la prima autopsia sul corpo di Tutankhamon, morì quarantasette anni dopo. Di tutte le altre persone presenti all’apertura della tomba o all’apertura del sarcofago o allo sbendaggio della mummia, solo sei morirono per cause naturali prima di dieci anni successivi alle operazioni cui avevano assistito.
Veniamo ora ad uno dei presunti misteri che circondano il nostro giovane faraone, quello della stupenda maschera d’oro massiccio che tutti conosciamo. Così la definì l’egittologo Nicholas Reeves: << la maschera è non solo l’immagine quintessenziale della tomba di Tutankhamon, ma probabilmente anche il più famoso oggetto proveniente dall’antico Egitto >>. Bene, circa la proprietà della maschera sono state effettuate ricerche nel 2001 che hanno portato alcuni a ritenere che questa non fosse all’inizio destinata a Tutankhamon in quanto presentava dei fori per le orecchie, insolito per un faraone in quanto venivano praticati solo per i principi e le donne. Da un cartiglio parzialmente cancellato e quasi illeggibile sul retro della maschera, qualcuno azzarda a leggere Ankhtkheperura nome regale di Neferneferuaton, nulla è provato.
Nella parte posteriore della maschera si trovano 10 colonne verticali e 2 orizzontali in geroglifico che riportano il capitolo CLI del “Libro dei Morti”, cosa già in uso su altre maschere dal Medio Regno.
Il testo richiama la protezione delle divinità ed è espressamente dedicato a Tutankhamon.
Veniamo ora ad uno dei presunti misteri che circondano il nostro giovane faraone, quello della stupenda maschera d’oro massiccio che tutti conosciamo. Così la definì l’egittologo Nicholas Reeves: << la maschera è non solo l’immagine quintessenziale della tomba di Tutankhamon, ma probabilmente anche il più famoso oggetto proveniente dall’antico Egitto >>. Bene, circa la proprietà della maschera sono state effettuate ricerche nel 2001 che hanno portato alcuni a ritenere che questa non fosse all’inizio destinata a Tutankhamon in quanto presentava dei fori per le orecchie, insolito per un faraone in quanto venivano praticati solo per i principi e le donne. Da un cartiglio parzialmente cancellato e quasi illeggibile sul retro della maschera, qualcuno azzarda a leggere Ankhtkheperura nome regale di Neferneferuaton, nulla è provato.
Nella parte posteriore della maschera si trovano 10 colonne verticali e 2 orizzontali in geroglifico che riportano il capitolo CLI del “Libro dei Morti”, cosa già in uso su altre maschere dal Medio Regno.
Il testo richiama la protezione delle divinità ed è espressamente dedicato a Tutankhamon.
<< Salute a te. Bello è il tuo viso che irradia luce completato da Ptah-Sokar, esaltato da Anubi. Fa’ in modo che siano innalzate lodi a Thot. Bello è il volto che è presso gli dei. Il tuo occhio destro è nella barca della sera [la barca solare di Ra], il tuo occhio sinistro è nella barca del giorno, le tue sopracciglia nell’Enneade. La tua fronte è [quella di] Anubi, la tua nuca è [quella di] Horus, i ciuffi dei tuoi capelli [sono quelli di] Ptah-Sokar. Sei dinanzi ad Osiride [identificato con lo stesso Tutankhamon], egli ti rende grazie, egli ti conduce lungo le buone strade, tu abbatti per lui i cospiratori di Seth, cosicché egli possa sconfiggere i tuoi nemici dinnanzi alla Enneade degli dei, nel grande Palazzo del Principe che è in Eliopoli […….] che è Osiride, il re dell’Alto e del Basso Egitto, Nebkheperura [Tutankhamon], defunto, dia vita come Ra >>.
<<<< CONTINUA >>>>
(Fonti e bibliografia:
Franco Cimmino, “Tutankhamon. Un faraone adolescente al centro di una questione dinastica”, Rusconi, 2002
Andrew Collins e Chris Ogilvie-Herald, “La cospirazione di Tutankhamen”, Newton & Compton, 2003
Philipp Vandenberg, “Tutankhamon, il faraone dimenticato”, Sugar, 1992
Henri T. James, “Tutankhamon. Gli eterni splendori del faraone fanciullo”, White Star, 2000
Thomas Hoving, “Tutankhamon”, Milano, Mondadori, 1995
Bob Brier, “L’omicidio di Tutankhamon. Una storia vera”, Corbaccio, 1999
Haward Carter, “The Tomb of Tutankhamon”, Barrie & Jenkins, 1972
Christian Jacq, “L’affare Tutankhamon”, Milano, RCS, 2001
H.V.F. Winstone, “Alla scoperta della tomba di Tutankhamon”, Grandi tasc. econ. Newton, 1975)
Ferdinando Caputi