Il Misticismo ad alta quota del Santuario di Oropa.

Mi capita di andare, nel perenne girovagare del mio lavoro, in posti bellissimi. Questo è senza dubbio uno di questi: il grande, maestoso complesso del Santuario di Oropa. Siamo a quasi 1200 metri di altitudine, con questa immensa struttura che pare protetta e sorvegliata dalle montagne e dai boschi che la circondano. Anche l’arrivo è straordinariamente spettacolare, perchè mentre si viaggia in auto non si vede mai il santuario…poi all’improvviso si esce da una curva…ed eccolo là, che si snoda e si dipana nel suo essere strutturato a terrazze, con corti immense ma anche e il senso di un profondo, intimo e antico misticismo.

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Ci sono due dimensioni che si intrecciano, in questo Santuario straordinario, che pare proseguire la sua fascinazione e la sua ragion d’essere nei monti e nei boschi circostanti: la prima è quella, a mio avviso un poco Hollywoodiana, della Basilica Superiore, che osserva dall’alto della scalinata i pellegrini ammirati e quasi intimoriti. Fu eretta sul finire dell’Ottocento (la prima pietra su posata nel 1885), su un progetto di quasi un secolo prima, dell’architetto Ignazio Amedeo Galletti (1726-1791). Pensate che per poter disporre dello spazio necessario per poter erigere questo monumento maestoso venne deviato il torrente Oropa, e che la cupola si eleva per oltre 80 m dal pavimento! E se tutto questo vi pare più un atto di megalomania religiosa che un vero omaggio alla figura dolcemente materna della Madonna…beh, forse è proprio così!

Tuttavia, dopo queste riflessioni, lasciatemi dire che quello che è prevalso, quando ho portato i miei passi sino lassù, è stato un senso di mistica ammirazione…anche perché se ci si volta e si guarda verso la pianura lontana, si gode di un panorama davvero mozzafiato.

E poi c’è una parte del Santuario portatore di un misticismo intimo e profondo, ed è la Chiesa Antica, dov’è ospitata la Madonna Nera di Oropa. Chiesa che è stata però edificata, come oggi la vediamo, nel ‘700, con l’aggiunta della facciata monumentale e delle campate laterali, ma sfruttando la struttura della molto più antica chiesa paleocristiana di Santa Maria, della quale infatti all’interno emergono tracce evidenti. Qui, si, siamo nel cuore profondo del Misticismo mariano: la struttura conserva al suo interno, come un prezioso scrigno, il Sacello Eusebiano, edificato nel IX secolo, dove, nelle pareti interne del sono visibili preziosi affreschi risalenti al Trecento, opera di un ignoto pittore, detto il Maestro di Oropa. E qui troviamo la Madonna Nera, con il braccio il Bambino, che dire il vero è nero anche lui.

E qui lasciate che vi porti dentro antiche leggende, fra cui quella del presule sardo Sant’Eusebio di Vercelli, primo vescovo del Piemonte, esiliato in Cappadocia per le persecuzioni ariane, che avrebbe portato in Italia, nell’anno 345, provenienti da un lontano oriente, tre statue di madonne nere, tra cui quella di Oropa. Ma perché nere? Qualcuno pensa si tratti in realtà della rappresentazione della dea Iside, meravigliosa figura di donna legata al ciclo egiziano di morte e resurrezione. E la sua statua era nera in quanto la dea rappresentava la notte che partoriva l’alba, cioè il Dio sole, ovvero il Cristo nell’iconografia cristiana. Comunque la si veda in merito a questa ipotesi, pensate però alla mistica e struggente suggestione che unisce il pellegrino che si inginocchia di fronte alla Madonna Nera di Oropa a coloro che, in una terra lontana, l’Egitto (ma poi il culto di Iside si propagò per tutto il mondo greco e latino), pregavano la coraggiosa madre dell’alba.

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Vorrei però anche socializzare a voi che leggete il mio fastidio per la caciara di certi italioti che ho ascoltato gridare e fare turpiloquio in mezzo a questa mistica bellezza, che richiede invece silenzio, rispetto e meditazione. Ma ora consentitemi, in conclusione, una nota personale, o meglio famigliare…quando a casa ho narrato a mio padre di essere stato ad Oropa (lui per lavoro ci è andato un sacco di volte) e di aver mangiato quello splendido piatto che vedete nella foto sotto, con polenta concia, bocconcini di cervo e funghi prataioli, lui mi ha narrato di essere stato lì con mia mamma, quando erano appena sposati (quindi circa 63 anni fa!!!) e…di aver mangiato esattamente le stesse cose! Lo so, sarà una stupidaggine, ma mi ha emozionato molto il fatto che tanto questo luogo che questo cibo possa attraversare in questo modo le generazioni.

Beh, se non ci siete mai andati, vi consiglio caldamente un piccolo ma emozionante viaggio in questo luogo mistico & meraviglioso. E se ci siete già stati, beh, forse vale la pena di tornarci!

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