L’ultimo capolavoro di Beppe Fenoglio.
Oggi pomeriggio a Cerrina, nel Casalese, il Circolo Culturale “Marchesi del Monferrato” ci propone un evento davvero molto interessante, dedicato al grandissimo scrittore piemontese Beppe Fenoglio (tra Letteratura, Storia e Monferrato). Ne riporto la locandina, e spero domani di poter avere l’onore ed il piacere di pubblicare una recensione dell’evento stesso. Ma per celebrare un po’ per mio conto la figura di questo da me amatissimo scrittore, consentitemi di proporvi la lettura, o rilettura, di uno dei suoi capolavori: “Primavera di Bellezza“.
Questo è l’ultimo dei romanzi brevi che Fenoglio pubblicò in vita, nel 1959, rielaborando e riprendendo storie e temi di quel grande contenitore di narrativa resistenziale che è “Il partigiano Johnny”, ed è veramente un capolavoro: un’opera breve ma indimenticabile.
Di fatto il libro può essere considerato una sorta di ‘romanzo di formazione’. Siamo nel 1943, e un gruppo di ragazzi intorno ai vent’anni, allievi ufficiali del Regio Esercito, si ritrova ad essere coinvolto nei tragici avvenimenti del 1943, sino allo sbando dell’8 Settembre, quindi prende coscienza della realtà italiana di quell’anno terribile e denso di avvenimenti, vivendo in prima persona uno dei periodi più bui della storia dell’esercito italiano e dell’Italia tutta. Ma Johnny ritroverà il riscatto di quell’Italia nella lotta partigiana.
Il romanzo sostanzialmente è suddiviso in tre veri e propri “movimenti”, ben distinti e dal tono diverso, quasi si trattasse di una grande composizione musicale.
Il primo narra le vicende della vita quotidiana degli allievi ufficiali, di cui Johnny fa parte, nonché dei loro istruttori…ovvero ci racconta l’esperienza umiliante e morbosa della vita militare, in una caserma di Roma.
In questo primo tempo, dove si descrivono acutamente i disagi e le assurdità della vita di caserma, il tono è fortemente sarcastico. Lessi la prima volta questo romanzo subito dopo il mio servizio militare, e debbo dire che nelle caserme italiane dell’inizio anni ’80 le cose non mi erano parse molto diverse dal 1943!!
Il secondo tempo ci narra lo sbandamento dell’esercito in corrispondenza degli avvenimenti dell’8 Settembre 1943, data vissuta in modo drammatico, con tutto un popolo allo sbando, ed in primis lo stesso regio esercito senza più un re. Qui il tono è davvero drammatico, ma anche ansioso, e mette perfettamente in evidenza il senso di irrealtà e desolazione che questi ragazzi dovettero sopportare.
l’ultimo tempo ci narra il ritorno del protagonista in Piemonte. E qui, in questa parte conclusiva del romanzo. Johnny, giunto nei pressi di casa, si unisce a una banda di soldati che non hanno aderito alla Repubblica Sociale. E proprio in quest’ultima parte, finalmente, emerge il riscatto morale, sia del protagonista che di buona parte di quel suo mondo piemontese, che attraverso la scelta della lotta partigiana, eleva i combattenti dal punto di vista etico ed esistenziale, perchè è finalmente una scelta libera e individuale.
E in quest’ultima parte si abbandonano i toni sarcastici del primo tempo, ma anche si lascia alle spalle il senso di desolazione del secondo: in questa ultima parte, che narra la Resistenza, lo stile diviene asciutto e drammatico, carico di positiva tensione civile.
Però, come accade sempre in Fenoglio, la sua scrittura è priva di derive retoriche, celebrative o assolutorie: i Partigiani sono descritti per ciò che essi sono e furono, persone normali con normali difetti ma con il pregio di aver fatto una scelta coraggiosa dall’esito tutt’altro che scontato.
Un romanzo breve, un grande capolavoro, che davvero credo tutti dovremmo leggere o rileggere, per capire davvero meglio quel tempo, quell’Italia, quei giovani che non erano per niente eroici me eroi lo divennero quasi loro malgrado.