La straordinaria nascita di un capolavoro, tra Musica e Poesia.

Pochi giorni fa sarebbe stato il compleanno di Fabrizio De André…avrebbe compiuto 82 anni…e allora lasciate che vi parli di uno dei suoi dischi più belli. Questo disco di cui vorrei parlarvi si intitola “Non al denaro non all’amore né al cielo”, ed è un autentico, intramontabile capolavoro, uscito nell’ormai lontanissimo 1971.

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Una delle tante peculiarità del disco è che i testi delle canzoni sono liberamente tratti da una delle più grandi opere poetiche nordamericane: l’“Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Master. Una singolare Opera poetica pubblicata, pensate un po’, pezzo a pezzo su un settimanale del Middle West, il “Reedy’s Mirror” e riunita in un solo volume nel 1915. Il libro è composto da una poesia introduttiva a cui seguono ben 243 epigrafi, ovvero brevi componimenti dove sono i defunti stessi a parlarci, della loro vita, della loro morte, delle loro frustrazioni, dei loro dolori.…un po’ tipo l’Antologia Palatina, solo che quello che contraddistingue Lee Masters è… l’ardore! Perché l’immedesimazione del poeta è totale, con le vicende che ci narra, e l’ardore delle anime è l’ardore di Lee Masters, potente, sincero, trascinante. Poi quest’Opera immensa e così particolare arriva in Italia. E qui la vicenda è altrettanto interessante.

Perché la traduce, negli anni ’40 (verrà pubblicata nel 1943 da Einaudi), in accordo con Cesare Pavese, Fernanda Pivano.  Nata a Genova anche lei, come De André, ma che si è formata a Torino, come Cesare Pavese!…Era il 1935 (prima dell’arresto e del confino) quando Cesare Pavese infiammò, con le sue appassionate lezioni di letteratura, alcune classi del Liceo D’Azeglio di Torino.

Tra le sue allieve ce n’era una che qualche anno dopo sarebbe diventata una vera e propria scopritrice di talenti d’Oltreoceano, della Beat Generation: Fernanda Pivano. Quest’ultima registrava “lo straordinario privilegio” di ascoltare Pavese mentre “leggeva Dante o Guido Guinizelli e li rendeva chiari come la luce del sole”. La passione comune per lo studio e la letteratura rimase forte anche quando si incontrarono nuovamente nel ’38: Pavese era tornato dal confino e la Pivano era già universitaria. Fu allora che Cesare le suggerì di leggere Ernest Hemingway, Walt Whitman, Sherwood Anderson ed Edgar Lee Masters. Un suggerimento che avrebbe cambiato la vita di Fernanda ma anche la cultura e l’editoria italiana. Per due volte Pavese le chiese di sposarlo, ma lei rifiutò. Le scrisse anche alcune splendide poesie, delle quali magari parleremo un’altra volta. E fu Pavese a convincerla, aiutarla e poi a farle pubblicare per Einaudi (prima una scelta nel 1943, poi la raccolta completa nel 1947) la “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters.

Dalla pubblicazione del libro (che da allora ha avuto più di sessanta edizioni, e ne sono state vendute più di 500 mila copie: un vero record per un libro di poesie) passano 23 anni, e arriva Fabrizio de André, che legge il libro e se ne innamora. Con Giuseppe Bentivoglio estrapolano, con molta libertà ma molto rispetto, l’introduzione + 8 poesie dall'”Antologia”, ci costruiscono intorno, con l’aiuto, tra l’altro, di Nicola Piovani, una splendida musica con tanto di arrangiamento orchestrale… e si inventano un vero capolavoro!

Riascoltare oggi questo disco è un’avventura intellettuale fantastica. Invito caldamente all’ascolto chi non lo conoscesse, che scoprirebbe, credetemi, qualcosa di splendido ed indimenticabile! si passa dalla commozione e dall’indignazione del brano introduttivo, di cui vi propongo questo estratto:

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Dove sono i generali

che si fregiarono nelle battaglie

con cimiteri di croci sul petto?

Dove i figli della guerra

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partiti per un ideale

per una truffa, per un amore finito male?

Hanno rimandato a casa

le loro spoglie nelle barriere

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legate strette perchè sembrassero intere.

 

Dormono, dormono sulla collina

dormono, dormono sulla collina.

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per concludere con le splendide parole che donano il titolo al disco:

Dov’è Jones il suonatore

che fu sorpreso dai suoi novant’anni

e con la vita avrebbe ancora giocato.

 Lui che offrì la faccia al vento

la gola al vino e mai un pensiero

non al denaro, non all’amore né al cielo.

 

Ma in questo disco epocale c’è anche una frase che ci fa bene davvero capire bene la differenza del punto di vista fra chi è artista, ed in particolare musicista e chi no…è nel brano finale, dedicato, in modo anche parecchio autobiografico, ad un musicista, lo stesso citato nell’introduzione, dal titolo “Il Suonatore Jones”:

In un vortice di polvere

Gli altri vedevan siccità

A me ricordava

La gonna di Jenny

In un ballo di tanti anni fa.

Termino con un piccolo, divertente aneddoto: Fabrizio De André raccontava che lui e Bentivoglio andarono, prima della pubblicazione del disco, a presentarlo a Fernanda Pivano. Ma i due sono erano davvero molto intimiditi da una signora che ha conosciuto tutti i grandi della letteratura e della poesia nordamericana e non solo. Prima lasciarono la chitarra nell’androne delle scale, e fu la stessa Pivano che se ne accorse e disse, sorridendo ai due, di recuperarla. Poi, ecco il momento difficile: nella canzone “Un giudice” il testo dice: “Un nano è una carogna di sicuro perché ha il cuore troppo vicino al buco del culo“…parole proferite dalla gente maldicente! Fabrizio davanti a Fernanda si vergognava…allora cercò di pronunciare le parole storpiandole, che non si capisse bene…lei lo ferma, gli dice di replicare…lui arrossisce ma lo fa…e lei ride, senza alcun imbarazzo, e gli fa i più sinceri complimenti!

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