Quel genio del mio amico: Claudio Gilardenghi da Solero al Titanic

Era un giorno dei primi anni ’90. In Ufficio mi chiamano al telefono (fisso, allora i cellulari erano da venire), era Claudio, un mio amico di Solero. Mi dice: “perché non fai un salto alla Palazzina Liberty della Fiat, ci sono anche io con le mie apparecchiature alla mostra delle Radio Antiche?”. Io lavoravo nel settore telecomunicazioni, quale migliore proposta? Con un mio collega estremamente interessato, andiamo a vedere che succede a questa mostra.
Entriamo, ci sono diverse sale, splendide radio antiche…ma…ma in una grande sala c’è un sacco di gente…e quando la gente esce da quella sala ha gli occhi pieni di meraviglia: sono tutti lì ad ammirare le incredibili ricostruzioni di macchine per comunicare da lontano, fatte totalmente a mano da Claudio, con materiali antichi o copie moderne degli stessi, grazie ai testi della stessa epoca in cui furono costruite.
Fra le meraviglie ricordo un incredibile marchingegno telegrafico che consisteva in una specie di vasca piena d’acqua dove le varie lettere dell’alfabeto venivano azionate da un sistema elettrolitico. Capisco che sia difficilissimo da immaginare una cosa simile…ma credetemi, vederla non poteva che donarvi meraviglia. Ho capito in quel momento che quell’amico, che allora conoscevo un po’ superficialmente, era semplicemente un genio.
Una decina d’anni dopo, mi capitò di aiutarlo ad organizzare una mostra dedicata alle macchine suonanti, dal cilindro di Edison sino alla riproduzione musicale su computer. In bella mostra in fondo alla sala c’erano proprio due cilindri di Edison…i primordi della riproduzione musicale. Uno era originale…l’altro l’aveva ricostruito, con materiali d’epoca, Claudio.
E poi le sue incredibili macchine di riproduzione sonora, tutte perfettamente funzionanti, con oggetti che rasentavano l’incredibile: dalla segreteria telefonica anni ’50 che registrava i messaggi…su un disco LP, al Jukebox dove infilavi il braccio per scegliere e mettere sul piatto il disco che volevi ascoltare. E tante altre cose, ovviamente. Ci venivano le scolaresche a visitarla, questa mostra…e credetemi, i bambini (e le maestre) entravano un po’ perplessi…ma poi alla fine del giro avevano anche loro gli occhi (e anche le orecchie, visto che ascoltavano i mille modi per riprodurre il suono) pieni di meraviglia.
Ma la sua consacrazione ad alto livello giunse quando, a cent’anni di distanza dall’affondamento del Titanic, il Centro di Ricerca per la Storia della Tecnologia dell’Università di Pavia, propose una serie di eventi che si sono sviluppati nella settimana dal 14 al 22 aprile 2012, con al culmine la presentazione della ricostruzione delle apparecchiature telegrafiche impiegate a bordo del transatlantico a cura del nostro Claudio, che ha rifatto magistralmente l’intera sala del marconista del Titanic (vedi foto). Al termine della conferenza riepilogativa dell’evento le apparecchiature disposte nella ricostruita sala telegrafi del transatlantico sono state fatte funzionare (perché tutti gli apparati che Claudio possedeva, antichi o ricostruiti, funzionavano perfettamente), ricreando l’emozione della terribile notte dell’affondamento. Ancora una volta Claudio donava meraviglia…
Ora questa meraviglia appartiene al FAI, a cui Claudio l’ha donata. Il FAI così presenta Claudio, e davvero ne fa un ritratto bellissimo e veritiero: “tra i Delegati del FAI c’è un genio delle telecomunicazioni, uno scienziato anche se non ha la laurea, uno tra i maggiori esperti di telecomunicazione in Italia anche se ha fatto il mugnaio, un benefattore anche se non è un ricco. Claudio Gilardenghi un uomo mite, un visionario artista che ha una delle più grandi collezioni di radio in Italia, un uomo che tanti ci invidiano e che alcuni anni fa decise di donare al FAI la sua preziosa collezione che comprende anche la ricostruzione perfetta di apparati ormai introvabili in qualsiasi museo.”
Ma Claudio cosa pensava di sé stesso? In un’intervista ad Enzo Nani del 2018, questo genio, che a 12 anni ha costruito la sua prima radio a galena, dice di sé: “ho sempre la convinzione di non fare nulla di particolare. Tutte le mie cose mi sembrano normali e le valuto come un modo piacevole e divertente di passare il mio tempo libero. Mentre le realizzo, man mano che prendono forma, provo soddisfazione, così come penso tutti coloro che si mettono in discussione provando a fare, non importa cosa. Quando invece spiego a qualcuno, tanto meglio se è una persona competente, quello che ho fatto, non finisco di stupirmi. Dalle loro espressioni, mi rendo conto che non devo dare tutto per scontato, che il mio lavoro viene apprezzato e le difficoltà che ho dovuto affrontare per portarlo a termine riconosciute.”
Concludo ricordando che Claudio non era solo un genio delle telecomunicazioni. Il suo Presepe elettromeccanico, nella Chiesa Parrocchiale di San Perpetuo a Solero, è semplicemente un’altra delle tante meraviglie della sua immensa creatività.
Ora questo mio amico geniale, che tanta bellezza ha donato al mondo, da qualche mese ci ha lasciati, è andato un poco più in là…io, consentitemi, lo immagino in qualche luogo pieno di marchingegni incredibili, con Guglielmo Marconi, a studiare insieme, con immenso divertimento, qualche nuova meraviglia.

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Piercarlo Guglielmero

 

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