La seria indagine storica di Pietro Gallo sugli intellettuali alessandrini e monferrini
Un saggio denso quello di Pietro Gallo, che nel suo “Creme da barba e rasoi di Occam. Gli intellettuali alessandrini e monferrini tra il 1930 e il 1968” (edito col contributo del Comune di Ozzano e del Comune di Ottiglio nel 2018) ha saputo colmare un vuoto offrendo, con una prosa avvincente ed ironica, una traccia precisa delle tracce culturali e dei passaggi politici tanto degli esponenti, quanto delle strutture del mondo intellettuale locale. Esplicativi i tre capitoli da cui è costituito: “La cremosa avanguardia” che si dipana fra adesione al fascismo e partecipazione al cosiddetto a-fascismo (parente stretto del nicodeismo); “Gli intellettuali “organici” dopo la liberazione”, nella commistione creatasi fra genuine e originarie resistenze e conversioni sulla solita “viadidamasco”; “Intellettuali monferrini”, in cui sposta l’asse della ricerca da Alessandria e dintorni, per dedicare più decisa attenzione a Casale Monferrato. Il tutto sempre con dovizia di particolari in merito a fonti primarie, frutto di una intensa attività di ricerca negli archivi, da quelli storici di Alessandria e Casale Monferrato e Moncalvo, all’Archivio di Stato e quello dell’Istituto Storico della Resistenza. Una piacevole, per quanto intensa lettura dovuta ad una “bella penna” che ha saputo indagare con intelligenza e curiosità in tutti gli aspetti della vita culturale locale, creando un tassello che non si deve esitare e definire indispensabile per quanti vorranno raccontare della storia locale di questo periodo.
Dall’introduzione: (…) “In questo ultimo lavoro l’autore, grazie alla consultazione di più archivi, ha cercato di individuare coloro che tra gli intellettuali, sia di Alessandria, che di Casale, più hanno consentito ed operato affinché le ideologie da loro professate, si potessero estendere dai vertici alla popolazione tutta, attraverso quei canali – cinema, teatro, riviste – che prima il regime fascista mette in cantiere o riutilizza ripescandole dall’esperienza liberale, poi i partiti di massa affermatisi dopo il 25 aprile 1945, ripropongono con significati ed esiti diversi più consoni al regime democratico che vogliono ricostruire dopo i disastri della guerra. (…) Il libro (…) ci sembra quindi un valido contributo ed un utile strumento (…) per meglio far conoscere strutture ed ideologie di quegli intellettuali che prima han creduto nel fascismo e poi hanno contribuito a costruire una parte non piccola delle fondamenta della nostra democrazia, per meglio farci intendere quali fili e storie ci legano ancora con un passato che vogliamo consegnare alle giovani generazioni più ricco di libertà e di giustizia”.
Continua a leggere l'articolo dopo il banner