Polemica irriverente contro i “femministi”

In Spagna circola sui social un video nel quale un tal Peio H. Riano, che si definisce giornalista e storico dell’arte (in effetti e’ il responsabile delle pagine culturali del quotidiano del Partito Socialista), sostiene che le attuali intitolazioni di alcuni quadri delle collezioni del Museo del Prado di Madrid andrebbero riviste in quanto cercherebbero di nascondere o minimizzare attraverso l’uso di eufemismi, atti di violenza sessuale sulle donne;  e cita gli esempi di “Il ratto di Proserpine”, “Il ratto di Hipodemia”, “Diana e le ninfe sorprese dal fauno” e altre intitolazioni, che dovrebbero essere sostituite con l’uso del termine “violentata/te”.
Egli lamenta che uno stupro venga chiamato “ratto”. Ma qui  dimostra di fare una gran confusione con le stesse parole che vorrebbe cambiare, come sono soliti fare i cultori dell’ideologia di genere.  Infatti il termine “ratto” cosa significa se non “rapimento di una donna a scopo (o seguito da) violenza sessuale”? Ricordiamo come il famoso episodio della storia romana avvenuto, poco dopo la fondazione della Citta’ allorchè i Romani che non avevano spose, rapirono le donne del vicino popolo dei Sabini, causando così una delle tante guerre con i popoli vicini che contrassegneranno l’ascesa della citta’ al suo ruolo di Urbs caput mundi, viene comunemente ricordato appunto come “Ratto delle Sabine”.  Così come, al contrario, non sarebbe corretto chiama “ratto” di Aldo Moro, il rapimento e il sequestro del Presidente del Consiglio italiano da parte dei terroristi delle Brigate Rosse. Peraltro occorre notare come l’intitolazione delle opere d’arte sia frutto della volonta’ dell’autore e non dei direttori dei Musei, cosa che il nostro “storico dell’Arte” dovrebbe ben sapere.
Risulta evidente come in nome dell’”ideologia di genere” si possano sostenere delle solenni sciocchezze: se sciocco è un operaio che si proclama liberista, ancor piu’ sciocco è un uomo che si proclami “femminista”, o meglio, per usare un termine più “politicamente corretto, che si proclami “femministo”!

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Aldo Rovito  (aldo.rovito@libero.it)

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