Coldiretti: Pasqua, uova star del carrello in tempi Covid

Una famiglia su tre prepara in casa i dolci della tradizione come antidoto a tensioni e stress

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Costretti per il secondo anno tra le mura domestiche dal lockdown per l’emergenza Covid, in una famiglia su 3 (31%) si preparano in casa i dolci tipici della Pasqua nel rispetto delle tradizioni locali. Un’attività tornata ad essere gratificante anche come antidoto alle tensioni e allo stress provocate dalla pandemia.

“Le vere star del carrello nel tempo del Covid sono le uova con un balzo record del 15% negli acquisti: sode per la colazione, dipinte a mano per abbellire le case e le tavole apparecchiate, ma soprattutto impiegate in ricette tradizionali o in prodotti artigianali e industriali saranno circa 400 milioni quelle “ruspanti” consumate durante la settimana Santa”, hanno affermato il Presidente e il Direttore Coldiretti Alessandria Mauro Bianco e Roberto Rampazzo.

Un ingrediente fondamentale per sostenere la nuova passione degli italiani che con il trascorrere delle settimane in casa hanno modificato progressivamente l’atteggiamento nei confronti del cibo a favore del paniere “cuochi fai da te” (uova, farina, lievito, burro, zucchero, olio) con un graduale ridimensionamento dell’interesse iniziale con la pandemia per i prodotti conservabili (surgelati e scatolame) e per i prodotti da “scorta dispensa”.

“A livello provinciale i capi avicoli destinati alla produzione di uova sono circa 125.000. Con l’aumento della domanda diventa però sempre più importante garantire la trasparenza ed è fondamentale conoscere le informazioni del codice alfanumerico applicato sul guscio che riguardano provenienza dell’uovo e metodi allevamento adottato”, hanno aggiunto Bianco e Rampazzo.

Il primo numero consente di risalire al tipo di allevamento (0 per biologico, 1 all’aperto, 2 a terra, 3 nelle gabbie), la seconda sigla indica lo Stato in cui è stato deposto (es. IT), seguono le indicazioni relative al codice Istat del Comune, alla sigla della Provincia e, infine il codice distintivo dell’allevatore.

A queste informazioni si aggiungono quelle relative alle differenti categorie (A e B a seconda che siano per il consumo umano o per quello industriale) per indicare il livello qualitativo e di freschezza e le diverse classificazioni in base al peso (XL, L, M, S).

Negli ultimi 30 anni i consumi nazionali di uova sono aumentati raggiungendo la cifra record di 13 miliardi di pezzi all’anno che significa una media di circa 215 uova a testa, quasi interamente Made in Italy, grazie all’offerta di una platea di 40 milioni di galline presenti in circa 14mila allevamenti italiani secondo elaborazioni Coldiretti.

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L’usanza di considerare l’uovo come simbolo di rinascita e buon augurio in Occidente risale al 1176, quando re Luigi VII rientrò a Parigi dopo la II crociata e per festeggiarlo il capo dell’Abbazia di St. Germain des Près gli donò metà dei prodotti delle sue terre, incluse un gran numero di uova che furono poi dipinte e distribuite al popolo.

Un’usanza tramandata dai persiani che, già cinquemila anni fa, festeggiavano l’arrivo della primavera con lo scambio delle uova “portabene” contro pestilenze e carestie secondo un rito che resiste ancora ai giorni nostri.

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