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Il valore di Napoleone Bonaparte merita di essere commemorato sempre (non soltanto il 5 maggio)

Il gioco perverso che consiste nell’affrontare i temi della storia con lo stesso metodo con cui si blatera di calcio al bar, dove ci si sente liberi di dire la propria anche se non si è mai dato un calcio ad un pallone, sta invadendo in modo fastidioso anche quei settori ove per intervenire occorre essere dotati di intelligenza, aver studiato l’argomento, esprimere capacità di analisi. In occasione del prossimo 5 maggio, tutti i media dedicheranno spazio alla figura umana e politica di Napoleone Bonaparte e già avanzano provocazioni atte a fomentare risse (confido solamente verbali) fra quanti sapranno giustamente commemorare l’Imperatore e gli altri, inopportunamente sedotti dal desiderio di celebrarlo senza spirito critico oppure di avversarlo dando credito all’intuitivo e scorretto metodo di riportare al presente quanto venne detto e fatto in quei tempi.

Sono questi tempi assai grami, perché si abbattono con furore statue avvolti nell’ingenuità infantile di poter “rimettere a posto” dei torti ovvero di riscrivere la storia (con buona pace del “1984” di orwelliana memoria); ma così facendo non è affatto possibile né rendersi conto di come andarono effettivamente le cose, né rintracciare quei valori, positivi o meno, che comunque influenzano e fortemente ancora indirizzano i nostri modi di agire, pensare, essere.

Napoleone non merita affatto di essere insultato o sminuito e tanto meno criminalizzato, essendo stato uomo dei suoi tempi; anzi uomo (e questo elemento non va dimenticato) di qualche passo avanti alla sua contemporaneità, che ebbe per merito grande, se non grandissimo quello di scuotere in modo deciso l’Europa costringendola comunque a procedere verso la modernità, coinvolgendo loro malgrado anche le retrive monarchie avversarie, impendendo che venissero disperse le energie profuse dall’Illuminismo e dalla seguente Rivoluzione Francese.

Così è, piaccia o meno.

Commemorare e non celebrare, per esser certi di riuscire a comprendere i meccanismi posti in atto immergendoli nel contesto dell’epoca, avendo cura di tener conto delle mentalità e degli usi correnti. Soltanto in questo modo ci si potrà render conto tanto delle debolezze umane (per carità, non santifichiamo mai nessun personaggio!), quanto di quelle magnifiche rotture con talune malsane (per la maggior parte della popolazione) consuetudini allora vigenti: basti ricordare il Codice Civile, il moderno sistema educativo, l’universalismo e, perché no?, anche la capacità di por fine ad inganni, come il mirabile gesto di incoronarsi da sé medesimo il 2 dicembre 1804 con cui diede giustizia a Carlo Magno incoronato da papa Leone III il 25 dicembre 800, quando con uno stratagemma gli pose sul capo la corona, inventandosi così il diritto cerimoniale d’incoronazione.

Claudio Braggio:
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