Se Erasmus non va più a Londra (Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea)

Dopo l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, il Governo britannico ha deciso di uscire dal programma Erasmus, decisione che costringe i giovani europei che volessero studiare in Gran Bretagna  a chiedere il visto  e a pagare una retta universitaria più alta.
Grazie all’Erasmus ogni anno più di 16 mila studenti della Gran Bretagna hanno studiato in Europa, mentre circa 32mila europei hanno studiato nel Regno Unito.
Il governo britannico ha promesso di lanciare un programma sostitutivo, ribattezzato «Alan Turing» in onore del celebre matematico inglese, che dovrebbe partire a settembre 2021, con un finanziamento iniziale di cento milioni di sterline. Mentre il governo della Repubblica d’Irlanda ha fatto sapere che continuerà a finanziare il programma Erasmus+ anche per gli studenti nordirlandesi.
I finanziamenti (più generosi) per gli studenti europei
Per anni la Gran Bretagna è stata la meta preferita da tanti giovani europei, che hanno garantito all’economia britannica un surplus di 243 milioni di sterline all’anno. Con l’uscita del Regno Unito dall’Erasmus quegli stessi studenti dovranno decidere di ripiegare su altri Paesi europei..
A rendere le mete europee più competitive è anche la decisione dell’Unione europea di aumentare le risorse per il programma di mobilità studentesca. Dai 14,7 miliardi di euro della vecchia Programmazione Erasmus+ (2014–2020) si passa agli oltre 26 miliardi di quella appena iniziata (2021-2027) Dove andranno i giovani europei aspiranti ai corsi Erasmus.? ‘E da prevedere che una grossa fetta si dirigera’ verso le Universita’ olandesi, attirati principalmente da due fattorii: l’elevato livello dell’insegnamento universitario nei Paesi Bassi e la diffusione della conoscenza e della pratica della lingua inglese sia tra la popoloazione sia nell’insegnamento universitario, in cui sono moltissinìmi i corsi di laurea con insegnamento quasi totalmente in lingua inglese. E le Universita’ Italiane, molte delle quali non hanno nulla da invidiare ai pur blasonati atenei d’oltralpe, come si pongono di fronte a questa fetta di mercato potenziale che gli si spalanca davanti? Forse in quest’ottica andrebbero rivisti in parte almeno i giudizi critici espressi a suo tempo nei confronti dell’anglicizzazione di alcuni corsi effettuata anni addietro dal  Politecnico di Milano. Anche se gli Atenei italiani hanno una carta in piu’ da giocare da giocare (oltre al clima, alle bellezze naturali e artistiche ) quello del richiamo delle radici. Un’azione di promozione ben condotta tra le comunita’ di emigrati italiani in Belgio, in Germania, in Francia, in Croazia e in Slovenia, potrebbe dare i suoi frutti, accompagnata, per il futuro da una piu’ampia, estesa e mirata promozione della lingua italiana in tutti i Paesi della Comunita’ Europea.

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Aldo Rovito

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