il Brachetto per Bacco! (conferenza-lampo)

la notizia buona è che la vendemmia del Brachetto, un vino che a parer mio dovrebbe ottenere anche il riconoscimento di bene culturale nazionale, sarà ottima anche quest’anno; forse meno delle aspettative, ma pur sempre ai buoni livelli del 2019; allora mi pare opportuno tirar fuori il racconto di una “conferenza” umoristica e piena zeppa di simpatia; evviva il Brachetto!

Il dottor Ossimoro profittò della momentanea disattenzione degli avventori (sì, anche della tua, mio caro lettore) e sfoderò le sue qualità atletiche per impossessarsi del palcoscenico (quel luogo che è ovunque, ove ci sia almeno un riflettore acceso) e prontamente foderò il suo “cavallo di battaglia” da esperto conferenziere assiduo frequentatore di bettole e piole.

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“Bacco!”

Volse lo sguardo tutt’attorno per conquistare l’attenzione generale.

“Sì proprio lui, il dio Bacco, quello che assieme ad Afrodite è il protettore degli amanti dei piaceri e di tutte le forze germinative, siano frutti della terra oppure buone idee, avrebbe voluto esser qui con noi a dire, anzi a gioire di una delle sue creazioni più riuscite, ovvero il nostro amabilissimo Brachetto, naturalmente.

“Amabile perché sa farsi voler bene, in modo deciso e non semplicemente abboccato, con una dolcezza delicatamente morbida che frizza, sissignori frizza in una spuma più o meno abbondante e persistente, che si stempera in un aroma muschiato capace di rifrangere  il suo color rosso rubino, simpaticamente stemperato verso il granato chiaro e rosato.

“Grazie Bacco, per quest’autentica poesia da 11,5 gradi di cui almeno il 6 per cento in alcole svolto, da servire a temperatura compresa fra i 10 ed i 14 gradi centigradi, preferibilmente quand’è ancora in giovane età, quindi ben in grado d’accompagnare in modo sublime dolci e frutta.

“Il Brachetto è proprio una buona compagnia, che aiuta a stringere amicizie ed esercita una buona influenza sulla poesia, sul teatro e sulle arti tutte, specialmente quelle in cui hai che fare con le parole, poiché ha la capacità di renderle più fluide, più morbide, più rotonde.

“Esattamente come i suoi acini color viola scuro e così ricchi di pruina, che per gli antichi Romani è parente stretta della brina, serrati in forma di grappolo allungato, tutti fratelli d’un unico vitigno, con al massimo piccole punte d’Aleatico o di Moscato nero a far da cugini che offrono una nota internazionale, e che nella seconda metà di Settembre aspettano d’esser colti in piena fragranza.

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“La stessa che ritroviamo nel bicchiere ben riempito, dal gusto così universale da saper convincere tutte le lingue, anche quelle straniere, che ogni tanto ci vogliono metter a tutti i costi del loro, come nel caso d’una mia avvenente cuginetta, inglese per parte di madre, la quale c’inzuppava grosse fragole e così facendo in un locale frequentato prevalentemente da giovani lanciò una piccola moda fra tutti i maschietti che invano cercavano di strapparle un appuntamento, ma anche fra le femmine autoctone, le quali squittivano fra loro dei “ma che cosa avrà quella più di noi?”

“Mi sembra chiaro, per Bacco, aveva un bel bicchiere di Brachetto in una mano ed una fragola nell’altra, anche se l’una suonava quasi come la citazione dell’altro.

“Suvvia, li esortai, europei e no, siam tutti fratelli, anche se abitualmente preferisco darmi da fare con le sorelle e son sempre certo di fare la mia bella figura, originale e trasgressiva al tempo stesso, se mi presento con un fiore ben legato ad una bottiglia di Brachetto.

“Con dolcezza, ecco ci vuole dolcezza, così anche il miglior gesto diviene sublime.

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“Questo vino lo permette, eccome, già subito di suo se vi soffermate a ciucciare un acino gustandolo con gioia oppure se armati di cucchiaino ci date dentro al mosto in gelatina che, vi confido, è la mia passione!

“Ma non perdiamo il nostro orizzonte, giacché stavamo dicendo della sua forma liquida che sebbene regga tranquillamente un discorso a tu per tu, come fra innamorati, accresce il gradimento e soprattutto il divertimento quando lo si associa a dei dolci.

“Va bene anche una cosa semplice come quella sbattuta di sei tuorli d’uovo con altri sei di zucchero, a cui ci unisci quattro cucchiai di marsala e una bella scorza di limone; mescolando sempre mentre cuoce la crema a bagnomaria, così da fare devoto omaggio a San Pasquale Baylon, protettore dei cuochi, che noi Piemontesi abbiamo amichevolmente abbreviato in “sambaion”, o zabaglione nell’uso comune.

“Ricordarsi di versare, in bicchiere a parte, una giusta quantità di Brachetto.

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“Se di zabaglione ne facciamo un poco di più, possiamo serbarlo giusto il tempo far sciogliere 150 grammi di burro in un poco d’acqua salata, assieme a 150 grammi di farina stemperando il tutto su una fiamma moderata, mescolando continuamente sino a quando non si ottiene una pasta consistente e senza grumi, mi raccomando; dopodiché togliamo il tegame dal fuoco e ci aggiungiamo 4 uova fresche, una alla volta, adagio che non ci corre dietro nessuno, amalgamandole per benino, così poi ci possiamo e divertire a modellare delle piccole forme, rotonde come gli acini d’uva, ma poi vanno bene anche se vengono fuori ovali. Per non far pasticci si può usare una siringa per dolci o un cono di carta rigida, così magari risulta più facile mettere bene in fila queste bignole disponendole su una placca da forno imburrata e metterla al posto suo, ovvero in forno finché non saranno belli gonfi ed anche vuoti internamente. Quando sono raffreddati li possiamo riempire con lo zabaglione e poi ci mettiamo anche un coperchietto fatto di cioccolato bianco o fondente a scelta, che avremo sciolto in un casseruolino con un goccino di latte.

“Doveroso accompagnare le piccole opere d’arte con una buona dose di Brachetto.

“La mia passione però sono i baci di dama alla piemontese, in qualunque versione me li vogliate fare, umana o gastronomica, purché ben accompagnati da un bicchiere, per carità nient’affatto colmo… di Brachetto.”

Ringraziò il pubblico piegandosi in avanti con una mano allo stomaco e l’altra alla schiena un paio di volte e sulle ritmiche note degli applausi inframmezzati da acuti fischi d’approvazione, entrò ed uscì più volte dal bagno, richiudendo la porta e facendo capolino ogni volta che sentiva gridare il suo nome.

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