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la storica Cittadella (ora non più militare) di Alessandria

La Città di Alessandria per molti secoli è stata chiamata “Alessandria di Lombardia” sino a quando diventa piemontese col trattato di Utrecht del 1713 (e con 17mila abitanti è la seconda città del Regno dopo Torino e prima di Nizza Marittima).

L’architetto militare Ignazio Bertola, conte di Exilles, fa abbattere la vecchia piazzaforte (situata dove è ora l’attuale Piazza Matteotti, altrimenti conosciuta come Piazza Genova) e nel contempo progetta ed inizia i lavori della Cittadella Militare di Alessandria (i lavori iniziano nel maggio 1728; la distruzione del Borgo viene completata nel 1755 e le strutture principali sono compiute nel 1769).

La spazio individuato per la nuova costruzione è quello su cui insiste il quartiere di Bergoglio, dove al tempo vivono circa 4mila alessandrini (borgo antico, già denominato Bergolium insediato dopo il 1175 dagli abitanti di un precedente Bergolium che insisteva poco distante, in regione Autini e distrutto dalle truppe imperiali che lì avevano posto il campo per il secondo assedio e fruttuoso di Alessandria, dopo quello vano del 1168 e da cui ha avuto origine la leggenda di Gagliaudo Aulari e Barbarossa).

La progettazione e quindi la costruzione della nuova Cittadella di Alessandria richiese molto tempo, innanzitutto perchè il primo ingegnere reale Ignazio Bertola era in quel tempo oberato di lavoro, giacché si occupava della costruzione delle fortezze di Demonte, Brunetta di Susa, Fenestrelle, Exilles e Valenza.

La distruzione di Borgoglio era già nelle intenzioni del governo spagnolo del ducato di Milano, di cui Alessandria era parte, al tempo del conte di Fuensalida su proposta dell’architetto spagnolo Vitaliano Beretta (1688, ma ci sono comunque notizie di una precedente intenzione in tal senso).

I progetti del Bertola sono ispirati dall’esperienza acquisita durante l’assedio di Torino del 1706, quando il giovane architetto lavorava alle dipendenze del padre Antonio Bertola, capo degli ingegneri ducali e responsabile delle fortificazioni della Cittadella di Torino.

Il quartiere di Bergoglio includeva case rurali di due o tre piani fuori terra con fienili e granai; vi erano numerosi pozzi d’acqua e fontane, nonché palazzi di pregio come quello del marchese Guarnerio Guasco o di Filippo Guasco Gallarati di Solerio o delle famiglie Dal Pozzo, Pertusati, Caniggia; numerose anche le chiese.

L’allontanamento della popolazione fu doloroso e provocò un forte risentimento popolare, anche perché gli indennizzi per gli espropri venivano erogati con lentezza (anzi lo stato sabaudo per molti anni si limitò a corrispondere gli interessi maturati sulle somme pattuite).

L’esordio bellico della Cittadella di Alessandria avvenne al tempo della Guerra di Successione Austriaca (iniziata nel 1740 con la scomparsa dell’imperatore d’Austria Carlo VI a cui successe la figlia Maria Teresa d’Asburgo, regina di Ungheria).

La battaglia di Bassignana (1745) fece riversare le truppe franco-spagnole (70mila uomini, contando anche truppe napoletane e genovesi) sulla piazzaforte difesa dal governatore di Alessandria (dal 1736) il marchese Ignazio Isnardi di Caraglio al comando di una guarnigione forte di tremila uomini.

I nemici occuparono la Città di Alessandria il 27 settembre 1745, ma la Cittadella resistette sino all’11 marzo 1746, quando le truppe franco-ispane se ne andarono per la Porta di Marengo.

Nel 1749 – 1750 l’Ing. Borra sostituì Ignazio Bertola e progettò un complesso di quartieri militari che formarono la piazza d’armi a pianta rettangolare (caserme, rimesse, polveriere, magazzini, infermeria, ospedale, padiglione degli ufficiali, Palazzo del

Governo)

Il secondo assedio subito dalla Cittadella fu quello del 1799, nell’Italia invasa dalle truppe austro-russo del generale Suvorov che ricacciarano le truppe rivoluzionarie francesi portate alla vittoria dall’allora generale Bonaparte nel corso della prima campagna d’Iatlia (1796/97).

La città di Alessandria venne nuovamente presa e sulla Cittadella comandata dal generale francese Gaspard Amedée Gardanne (2mila uomini), l’austriaco Bellegarde (3mila500 uomini distaccati dagli iniziali 9mila) fece riversare circa 42mila palle di cannone, causando 346 decessi fra gli assediati.

La mattina del 21 luglio il generale francese fece battere dai tamburi “la chamade”, segnale della capitolazione.

La terza operazione militare in cui venne coinvolta la Cittadella Militare fu quella della seconda campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte, divenuto nel frattempo Primo Console, che a Marengo (14 giugno 1800) sconfisse le truppe austriache al comando del generale Melas.

In questo caso le truppe francesi occuprano Città e Cittadella successivamente all’abbandono del campo da parte dell’armata austriaca (tra il 16 ed il 26 giugno).

Nel periodo compreso fra il 1802 ed il 1805 su ordine di Napoleone venne definitivamente completata la costruzione della Cittadella e allargato il sistema di fortificazioni cittadini (Campo Trincerato Napoleonico, ristrutturazione e svuotamento dei bastioni, adibiti a ricoveri per truppe e  materiale bellico; inoltre i bastioni furono dotati di tre cannoniere per lato).

Nel 1808 venne completata anche la fortificazione bastionata sul fiume Bormida e nel periodo 1809–1813 venne attuato il progetto di ammodernamento di Chasseloup–Laubat, basato sul rifacimento della vecchia cinta muraria per riorganizzare la difesa con una’adeguata cintura fortificata.

Nel 1814 i Piemontesi ripresero possesso della Cittadella.

La Cittadella Militare fu protagonista dei moti costituzionalisti del 1821, poiché una parte della guarnigione insorse chiedendo l’applicazione della “Costituzione spagnola” (fra i congiurati santorre di Santarosa, Carlo Asinari di San Marzano, Roberto d’Azeglio, Giacinto Provana di Collegno e Guglielmo Moffa di Lisio).

In quell’occasione il colonnello Guglielmo Ansaldi ed il capitano Isidiro Palma di Cesnola si qualificarono come delegati del principe di Carignano Carlo Alberto asserendo che il pricipe aderiva al movimento liberale e sarebbe giunto in Alessandria; in parallelo nella città prese ad agire una giunta provvisoria (capo politico del movimento era il medico Urbano Rattazzi affiancato dall’avvocato Giovanni Dossena, dal giudice Fortunato Luzzi, dal commerciante Giovanni Appiani).

Gli insorti (civili e militari insieme) innalzarono sulla Cittadella il tricolore carbonaro proclamando fedeltà al re, ma la bandiera venne ammainata il 1° ottobre 1823, dopo la lenta ed inesorabile riconquista del territorio da parte dei legittimisti sostenuti dagli austriaci.

Nel 1826 la Cittadella assunse la funzione di nucleo logistico–militare e divenne oggetto di miglioramenti difensivi con il Progetto del Campo Trincerato Sardo–Piemontese ( L. Podestà fece inondare il bacino della Cittadella ideando una macchina idraulica per il sollevamento delle acque da immettere nel bacino della fortificazione).

Nel 1833 Andrea Vochieri venne imprigionato in Cittadella prima di essere giustiziato (nel Palazzo del Governatore c’è ancora la sua cella con i ceppi)

Al tempo della Prima Guerra d’Indipendenza (1848 – 1849) contro gli Austriaci la Cittadella venne riarmata, assumendo il ruolo di base logistica.

Nel 1854 venne istituita la scuola di topografia per i disegni del campo trincerato.

Nel 1856 venne lanciata dalla scrittore Norberto Rosa la famosa sottoscrizione dei cento cannoni per la Cittadella, sostenuta dal giornale “La Gazzetta del Popolo”, grazie a cui si raccolsero lire 153.914 che consentirono di ordinare alla Fonderia Reale dell’Arsenale di Torino ben 127 bocche da fuoco (che rimasero in servizio alla Cittadella sino al 1884).

La Cittadella proseguì la sua attività militare e nel 1859, alla vigilia della Seconda Guerra di Indipendenza, divenne base sicura di raduno per l’esercito e importante punto di raccordo grazie anche alla ferrovia.

Nel periodo 1901–1904 per efftto dei miglioramenti tecnologici delle artiglierie, la Cittadella, unitamente ai forti Acqui, Bormida e Ferrovia vennero radiati dal ruolo di fortezze di primo rango e adibiti a magazzini, caserme e sedi di comando.

La Cittadella partecipò anche all’ultimo conflitto mondiale (1940-1953) ospitando in più riprese il 37° Reggimento fanteria della Divisione Ravenna (che fu in Francia, Jugoslavia e Russia, sul Don e sulla linea del Donez dove venne decimato).

Nel periodo 1943–1945 venne occupata dai Tedeschi, che la utilizzarono anche come luogo di detenzione; venne colpita dai bombardamenti degli Alleati ede in seguito fu sede del Corpo di spedizione Brasiliano in Italia.

Nel 1950 divenne sede del 52° Reggimento Artiglieria Pesante Campale esuccessivamente del Corpo di Commissariato.

Venne smilitarizzzata negli anni ’90 con l’avvio della procedura di formale dismissione dopo la grave alluvione del novembre 1994, quando venne invasa da oltre 3 metri di acqua e fango.

Ha ospitato i depositi decentrati del Ce.Ri.Co. di Candiolo (TO), alle dipendenze del settore Logistica del Comando Regione Militare Nord (Padova).

—————-VISITATORI ILLUSTRI IN CITTADELLA

1764 – Edoardo Augusto duca di York, fratello di re Giorgio III d’Inghilterra

1766 – principe prussiano Giovanni Giorgio d’Anhalt Dessau (pronipote del pricnipe d’Anhalt che si era distinto nell’assedio di Torino del 1706)

1766 – Carlo Gugliemo Ferdinando, principe ereditario di Brunswich Wolffenbuttel

1796 – imperatore d’Austria Giuseppe II (che viaggiava in incognito sotto le spoglie del conte di Falkenstein)

1775 e poi 1777– Vittorio Amedeo III, re di Sardegna

Claudio Braggio:
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