nuove professioni (post pandemia): l’inventore di manifesti intellettuali (in appendice “I poeti d’Assalto non esistono, ma comunque agiscono”)

Scivolo

fra le pieghe dei sentimenti

spalmandomi

sulla fossa biologica

dell’amore.

 (“Amore, non olet” dalla silloge “Il lato buffo del poeta”, poesia letta da un attore, nel corso del programma radiofonico Caterpillar di Radio Due, il 2 aprile 2004 alle ore 18,25 in diretta dalle Poste Centrali di Genova)

Gli strumenti per costruire un manifesto intellettuale sono semplici, ma occorre attrezzarsi con largo anticipo perché la vera abilità sta nel disseminare nel tempo almeno qualcuno dei mattoncini che serviranno alla bisogna.

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Seguire un’inclinazione, una simpatia possono senz’altro facilitare il compito soprattutto se si interviene in settori ampi e ricchi di possibilità come letteratura, poesia, calcio, moda, eccetera.

Lasciate libera la fantasia e non soffocate l’estro creativo per quanto presente in minimi termini: non dovete necessariamente esprimervi in campo artistico, quindi non vi verranno mai richieste né doti, né reali conoscenze tecniche in termini di strutture narrative, ritmo, schemi di gioco, taglio e cucito…

Siate svegli e pronti ad entrare nel centro dell’occasione scuotendovi dalla fascinazione dell’intervallo in cui vi siete rifugiati, per quanto sia stato utile godersi uno spazio fisico e temporale dedicato alla ricerca e/o alla costruzione degli elementi utili per diventare intellettuale.

Seguo il principio che è meglio mostrare piuttosto che perdersi in lunghissime spiegazioni, perciò riporto non soltanto un esempio di manifesto intellettuale a cui ho dato effettivamente corso (sembra una presa in giro, ma qualcuno ci ha fermamente creduto) e subito dopo vi do conto della sua genesi.

A mia difesa posso sostenere che il percorso è stato del tutto naturale sia perché non premeditato (anche se  nulla vieta però di fare una pianificazione per soddisfare il desiderio), sia perché l’intento primitivo fu quello di prendere in giro la figura del poeta intimista concentrato sul proprio “io” e già convinto del proprio “status” di intellettualoide che idealizza la donna senza così rendersi conto che quell’essere etereo è fatto di carne, sangue, sentimenti, rabbia, gioia e mille altre cose colorate.
Insomma, quello col peccato mortale d’esser noioso!

                                    MANIFESTO POETICO (FUTURISTA?) DEI POETI D’ASSALTO

Sempre immaginati e quindi subito ritenuti un’invenzione, in realtà i Poeti d’Assalto si sono manifestati di tanto in tanto nella Città della Nebbia ed hanno lasciato tracce che si fa molta fatica a dimenticare, come la seguente:

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Per noi Poeti d’Assalto ben vengano le poesie stampate su libri e riviste e volantini da infilare nelle buche delle lettere oppure appiccicate come gli appelli del «chi l’ha visto?» sulle bottiglie del latte (preferibilmente quello scremato).

2-Sempre noi Poeti che amiamo dirci d’Assalto auspichiamo che si facciano pubbliche declamazioni in serate conviviali ed in ritrovi notturni anche equivoci senza dimenticare quei sacri luoghi di culto della parola che sono i teatri.

3-Siano lanciati a getto continuo versi poetici attraverso l’etere immaginario e immaginifico radiofonico e televisivo che sia.

4-Ci si appropri di siti più o meno specifici siano essi reali o internettiani.

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5-Maggior gioia sarebbe fare della poesia un bel gioco in cui coinvolgere bimbi dalla spontanea vena artistica ed adulti dalla spassionata ricerca espressiva.

6-Teniamo d’occhio offerte tecnologiche e nuove tecniche ed i loro ribassi stagionali oltre che i sistemi di comunicazione sciolti o integrati.

7-Offriamo credito alla poesia anzi ad ogni singola poesia interrogandoci su qual valore effettivamente possa avere proponendo un’immediata conversione di ogni componimento in moneta corrente sia essa nota col nome di Euro, Dollaro o Yen.

8-Nell’alto nome della qualità e per l’orgoglio di sapere ogni singolo pezzo prodotto originato dal sapiente uso di versi quinquinari oppure liberi o in rima baciata ci pronunciamo per l’istituzione del marchio D.P.O.C.G. che vuol significare Denominazione Poetica di Origine Controllata e Garantita.

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9-Siamo per una poesia che entra in tutte le case e da queste quotidianamente esce diramandosi per i luoghi frequentati dalle masse e per quelli che dovreste proprio conoscere a patto che poi li lasciate così come li avete trovati.

10-Poesia di città e poesia di alta montagna oppure poesia delle periferie e poesia delle immense pianure oppure poesia dei deserti e poesia delle fogne e poesia delle piazze e poesia delle autofficine e poesia del cielo e poesia del fuoco e poesia che traspira dalla pelle e che permea la mente lasciando chiari segni e residui biodegradabili.

11-Poesia multimediale e poesia da contenere anche quando incontenibile nei temi e nell’esibizione ma comunque sempre facilmente comprimibile in videocassette e audiocassette e laser-disk e CD-rom (il manifesto è del 2004).

12-Diamo corpo alla poesia quando ha un’anima che la vorrebbe viva e presente in ogni momento della giornata!

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13-Vogliamo una poesia che non abbia confini e che possa essere ad un tempo da odorare ed ascoltare e toccare e mangiare e godere e guardare ed iniettare e modellare e spalmare.

14-Facciamo uscire le parole scritte dalla gabbia dei fogli e dei libri e delle riviste che le fanno sembrare esanimi e diamo loro la possibilità di risorgere nella viva voce e nelle immagini.

                                I POETI D’ASSALTO NON ESISTONO, MA COMUNQUE AGISCONO

I “Poeti d’Assalto” sono un’invenzione intellettuale: non esistono, ma da tempo agiscono ed hanno trovato più volte spazio in pubbliche letture (che ora si fanno chiamare “reading”) ed a quegli eventi dove di solito vengono ospitati poeti e talvolta anche critici letterari.

I “Poeti d’Assalto” sono una pura invenzione letteraria, un progetto per usare la poesia che ho ideato al tempo in cui studiavo sceneggiatura e altre forme di narrazione alla Scuola Holden di Torino.

Pur non esistendo i “Poeti d’Assalto”, hanno frequentato molti degli eventi e comunque sono stati presenti in occasione delle giornate conclusive della Biennale di Poesia di Alessandria, considerando le edizioni X del 2000, XI del 2002 e XII del 2004 (dove hanno partecipato allo “Slam Poetry”, l’evento di maggior successo quell’anno), nonché XVI del 2012.

Hanno ricevuto l’omaggio del nutrito gruppo di poeti dell’itinerante (anche in teatri) “Love Poetry! Tour” in una memorabile session (sic!) di poesia nel 2006 al circolo culturale Opificio delle Arti di Alessandria.

Le ultime notizie in merito alla loro “non-esistenza” li danno ospiti pressoché fissi al microfestival di scrittura ad alta voce “Vi PIACe?” che al venerdì popola il circolo L’Isola Ritrovata in Alessandria.

Non esistono i “Poeti d’Assalto”, tuttavia sono ben apprezzare le poesie, conosciute perché lette o recitate in molte occasioni anche da attrici e attori professionisti, ma anche da vincitrici o finaliste di concorsi di bellezza), in performance teatrali, nel cortometraggio “La poesia è un’arma impropria?” (colore, 2001), in una conferenza spettacolo ed anche alla radio.

Assommano ad oltre la ventina le apparizioni dei “Poeti d’Assalto” che continuano a non esistere e quindi sarebbe opportuno portarli alla luce, considerando che questa provocazione diverte e ha anche prodotto alcuni risultati positivi di carattere pratico, come ad esempio l’intitolazione in Alessandria di una piazza cittadina al poeta e scrittore Iginio “Ugo” Tarchetti (nato a San Salvatore Monferrato, Alessandria, il 29 giugno 1841 e mancato a Milano, il 25 marzo 1869).

Anche in quel caso non si mancò di avanzare la proposta aggiungendovi una provocazione, ribadita su volantini distribuiti in diverse occasioni date da pubbliche letture di poesie:

1 nella società attuale, i poeti sono utili a qualcosa?

2 riescono a sopravvivere e/o ad eternarsi facendo poesia?

3 vale la pena di intitolare una via cittadina ad un poeta?

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