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Ascom Piemonte: coronavirus, un ciclone sul commercio

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Confcommercio Piemonte e Ascom Torino lanciano l’allarme: commercio al dettaglio e imprese della somministrazione piemontesi stanno pagando un prezzo carissimo alla crisi da coronavirus.

I dati sono in continua evoluzione, anche per i tempi amministrativi necessari per presentare le domande. Alla data del 20 aprile scorso, a fronte di quasi 24.000 aziende piemontesi che hanno presentato domande di Cassa integrazione in deroga sono oltre 17.000 quelle del terziario, – più del 70% del totale – con oltre 6.500 imprese del solo settore del commercio al dettaglio e circa 6.200 imprese della somministrazione, tra pubblici esercizi e ristoranti, per oltre 25.000 lavorati sospesi.

Le domande presentate dalle imprese di Torino e provincia, tra tutti i settori, sono 13.184 imprese per complessivi 33.671 addetti per oltre 5.500.000 ore di sospensione dal lavoro. In totale in Piemonte il numero delle imprese fino a 5 addetti che ha presentato domande è stato di circa 23.000 unità.

Una situazione che è ancora più grave, in quanto non tiene purtroppo conto del ricorso agli altri ammortizzatori sociali previsti dal DL 18/20 che prevedono interventi, per tutti i lavoratori di imprese grandi, medie e piccole. Sfuggono ad esempio a questi dati le Imprese del commercio che sono multilocalizzate che devono accedere a procedure multiregionali o nazionali.

“In questo quadro ancora di grande incertezza alcune certezze derivano da questi numeri – dichiara la presidente di Ascom Torino e di Confcommercio Piemonte Maria Luisa Coppa – una grande frattura per l’economia del nostro territorio che ha investito sul terziario e sul turismo, settori che hanno avuto più di altri una gelata economica senza precedenti. Servono subito risorse vere, misure di compensazione dei danni subiti in termini di crollo dei fatturati. Accanto ai prestiti, sono necessari indennizzi e contributi a fondo perduto. Dobbiamo iniziare a pensare a tagli della fiscalità in una sorta di anno a carico fiscale zero e ripensare la fiscalità nei prossimi anni. Dal turismo al commercio vediamo impatti traumatici su fatturati ed occupazione: il rischio è concreto – prosegue la presidente Coppa – tutte le attività di commercio al dettaglio, tranne l’alimentare, dall’abbigliamento alle librerie, dai bar ai ristoranti hanno chiuso l’attività, sospendendo la loro funzione economica e sociale insostituibile nelle città. I numeri della cassa integrazione lo dimostrano chiaramente. Il timore è che senza soluzioni efficaci ed immediate questa rete imprenditoriale del territorio una volta superata l’emergenza sanitaria rischi realmente di non avere più le energie per ripartire”.

Categories: Cronaca
Redazione Alessandria24.com:
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