La leggenda della vacca / Die Legende der Kuh / La legenda dla vaca (racconto umoristico)

La Città di Alessandria non è mai stata davvero fondata, per una sorta di anomalia della storia e per causa di un lungo contrasto politico sorto tra Federico I di Hohenstauffen detto il Barbarossa e ed il Papa Alessandro III (che comunque sciolsero nel consociativismo in occasione dell’organizzazione di una crociata in Terrasanta, dove l’Imperatore tedesco perse la vita).
Nel tentativo di rientrare in possesso dei suoi territori e delle sue tasse, il Barbarossa scese più volte in Italia, contrastare quella Lega di Comuni che avevano quale intento principale l’evasione fiscale.
La Città Nova come era conosciuta l’attuale Alessandria, avrebbe dovuto consegnarsi a Federico I che aveva accampato le truppe nei pressi tra il 1174 ed il 1175, senza cingerla veramente d’assedio; tuttavia venne fiaccato dalla stanchezza delle truppe imperiali e da una decisa resistenza degli abitanti della zona (gli abitanti delle otto città che avevano creato una sorta di zona industriale, ben prima del 1168 anno in cui si vuol forzatamente far risalire l’origine del centro abitato).
Uomo politico intelligente, l’Imperatore decise di levar le tende e rimandare la questione del suo legittimo diritto di possesso lasciando a quel gruppo di case e soprattutto magazzini una leggenda, dal sapore molto tedesco, con protagonisti il contadino Gagliaudo Aulari e la sua vacca.
Nel 1183, per completare la breve cronaca, un legato imperiale tornò in quella che veniva ormai chiamata abitualmente Alessandria, con riferimento al Papa, attuando una precisa direttiva che si tradusse nell’uscita dalle mura di tutti gli esseri viventi, umani e animali, che poterono rientrare non appena venne battezzata col nome di Cesarea (o forse Cesaria) qual atto di devozione nei confronti del Barbarossa.

A bocca aperta il soldato della milizia cittadina seguì l’intera traiettoria della freccia infuocata che in breve andò a rischiarare i dintorni del campo degli assedianti conficcandosi in un mucchio di paglia, molto secca.
Con la seconda freccia rimase ancora con le labbra ben distanti, ma con la terza sibilò un “Lasla büi”.
“Ohh”, ai piedi delle mura gli fece eco il contadino Gagliaudo che si era trasferito in città il tempo necessario per partecipare all’assedio, ”Ch’a l’abia passiensa: a trov pì nenta la vaca!”
Il soldato scese la scala addossata alle mura difensive ancora in costruzione borbottando ed imprecando, ma alle orecchie del contadino giunse soltanto un “A l’è mia Carvè” ed infine i due uomini si ritrovarono faccia a faccia.
Muti.
Per alcuni lunghi minuti.
Mentre i soldati Tedeschi assedianti davano fondo alle scorte d’acqua per spegnere l’incendio.
“Duma ch’anduma” ruppe l’incanto il soldato sguainando la lunga spada dritta che usò per indicare la strada. E Gagliaudo seguì di buon grado l’alleato, volgendo continuamente il capo ora a destra ora a sinistra. Sempre a pochi passi dalla sua guida, che brandiva la spada per rendersi conto della presenza di ostacoli e procedeva dritto verso una grande massa scura che svettava sulla cima di una collinetta, mostrando l’apparenza del profilo di un grosso ruminante debolmente illuminato dalla luna.
“Eine Kuh!” (1), sul versante opposto un soldato del Barbarossa si arrestò d’improvviso notando la stessa grassa figura sulla cresta del modesto rilievo. “Was geschieht?” (2), gli cozzarono addosso le parole, il corpo e l’armatura leggera del compagno d’armi che lo seguiva troppo da vicino. “Eine Kuh und ein Bauer” (3), precisò il primo soldato tedesco. “Was geschieht?” (4), ribadì il compagno d’armi, ma stavolta senza l’accompagnamento del ferro che sbatte. “Viele Bauern” (5), insistette, “Eine Kuh und viele Bauern” (6).
Il soldato delle milizia e Gagliaudo raggiunsero la vacca, che tranquillamente stava ingerendo del grano da un grosso sacco e proprio non voleva saperne di tornarsene entro le mura per riprendere il suo ruolo di assediata. Gagliaudo provò a sospingerla cambiando posizione, ma sempre con la stessa intensa profusione di energia ed il soldato la carezzava ed emetteva strambi suoni con la bocca nella convinzione che quello di usarle dolcezza fosse un buon metodo.
Il primo soldato tedesco sguainò la spada e si apprestò a raggiungere i due uomini con la vacca, ma il commilitone gli sbarrò il passo “Es läßt verziere” (7).
“Ich verstehe nicht” (8).
“Es läßt verziere” (9).
“Warum?” (10)
Il secondo soldato sorrise e mise una mano sulla spalla al compagno di tante vittoriose battaglie ed ora di un lungo e incomprensibile assedio dedicato ad una città dell’Imperatore e nient’affatto nemica come gli abitanti, chissà perché, volevano far credere.
Ah, no, un motivo c’era: una questione di tasse arretrate e di un grande condono edilizio, che avrebbe dovuto essere il primo nella storia della penisola dei liberi Comuni aprendo la strada alla tradizione.
“Es läßt verziere”. (11)
“Warum?” (12)
“Morgen kehren wir in Deutschland zurück”. (13)
“Ich verstehe nicht”. (14)
Il secondo soldato scrollò il capo e volse lo sguardo verso Gagliaudo che reggeva il sacco di grano osservando con raccapriccio il soldato della milizia che colpiva ripetutamente la vacca, squarciandole il ventre.
“Ein geschenk von unserem Kaiser” (15), disse con tono solenne il secondo soldato tedesco indicando Gagliaudo prostrato sopra il cadavere della vacca sulle sui budella fuoriuscite il soldato della milizia versava quando rimaneva del sacco di grano.
“Der sack von weizen?” (16), domandò il primo soldato Tedesco esterefatto e disgustato per quell’episodio di violenza del tutto gratuita.
“Nein”, scrollò il capo il secondo soldato tedesco, che sorrise benevolmente all’armigero e scrollò leggermente il capo, “Nein, die Legende der Kuh” (17).

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(1) Una vacca
(2) Che cosa succede?
(3) Una vacca e un contadino
(4) Che cosa succede?
(5) Molti contadini
(6) Una vacca e molti contadini
(7) Lascia perdere
(8) Non capisco
(9) Lascia perdere
(10) Perché?
(11) Lascia perdere
(12) Perché?
(13) Domani torniamo in Germania
(14) Non capisco
(15) Un regalo del nostro imperatore
(16) Il sacco di grano?
(17) No… No, la leggenda della vacca

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